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martedì 18 novembre 2025
 

Gesù ci rende, non più vittime, ma protagonisti della nostra storia

Gv 5,1-16 - Martedì della IV settimana di Quaresima (12 marzo 2024) - 

Un uomo paralizzato da trentotto anni è il protagonista del Vangelo di oggi. Egli è raggiunto da una domanda semplice e profonda da parte di Gesù: “Vuoi guarire?”. Troppe volte noi vorremmo che Gesù ci spiegasse il significato di certe sofferenze, il perché ad esempio abbiamo passato trentotto anni della nostra vita paralizzati in qualcosa, o il perché è successo o meno questo o quello. La fede non serve a dare spiegazioni ma a non perdere di vista ciò che conta, e quest’uomo ha certamente perso di vista la speranza. Infatti davanti alla domanda che lo interroga sul volere o meno guarire, egli non risponde si, ma polemizza: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me».

Gesù non si lascia agganciare da questa polemica ma gli dà un comando che potremmo tradurre in questo modo: basta ragionare così, basta pensarsi solo come vittima, mettiti in piedi, reagisci. Quest’uomo si lascia raggiungere da questo comando e invece di continuare a comportarsi come vittima, si accorge che Gesù lo ha reso nuovamente protagonista della propria storia: “E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare”. Anche quest’ultimo dettaglio è interessante: il lettuccio è ciò che lo ha tenuto paralizzato per anni, ma Gesù non vuole che lo butti via, ma che se lo porti con sé.

Noi non possiamo mai sbarazzarci della nostra umanità, delle nostre debolezze, delle nostre fragilità, ma se in alcuni periodi della vita essi ci tengono prigionieri, in altri, grazie a Gesù essi non decidono più della nostra libertà anche se rimangono sempre a farci compagnia.
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11 marzo 2024

 
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