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Il racconto della pagina del Vangelo di Matteo di oggi ci ricorda che la questione del perdono non poggia su un nostro personale buonismo. In pratica, non dobbiamo perdonare l’altro perché semplicemente siamo buoni, ma perché dovremmo imparare a ricordarci che i primi ad essere stati perdonati abbondantemente siamo stati noi.
Anche quelli che quando si vanno a confessare fanno l’elenco di tutto quello che non avrebbero fatto (non ho ucciso nessuno, non ho rubato, aiuto tutti, sono una brava persona…) anche loro sono stati abbondantemente perdonati, anche se forse non ne hanno consapevolezza. È una buona cosa accettare di essere abbastanza umili da rendersi conto che nessuno di noi può dirsi migliore degli altri. La storia terribile che Gesù mette in scena nella parabola del vangelo di oggi la dice lunga di come molto spesso noi cambiamo morale a seconda delle situazioni.
Quando siamo noi le vittime vorremmo il massimo della misericordia, ma quando le vittime sono gli altri, noi pretendiamo il massimo della giustizia. Gesù ci tiene a dire che un simile atteggiamento non rimane impunito. Stiamo attenti allora a dimenticarci di essere misericordiosi con gli altri, perché con la misura con cui misuriamo sarà misurato a noi in contraccambio.
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