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giovedì 10 ottobre 2024
 

Con Cristo il male non potrà mai avere l’ultima parola su di noi

Gv 10,22-30 - San Giorgio martire, Mem. fac. (23 aprile 2024) - 

Il segno di essere di Cristo non lo si vede da quanto smettiamo di essere fragili e umani, ma da quanto siamo capaci di ascoltare e seguire ciò che Cristo ci indica: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”.

Ascoltare e seguire implica anche cadere e rialzarsi. La vita cristiana è prendere sul serio le parole di Cristo cercando di metterle in pratica ogni giorno nonostante la fatica e i fallimenti. C’è infatti una fiducia di fondo che ci accompagna anche quando cadiamo e tocchiamo il fondo della vita: “nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio”. Che tradotto significa che anche quando il male sembra aver vinto chi si fida di Cristo sa che il male non potrà mai e poi mai avere l’ultima parola su di noi. Gesù infatti è la concretezza della mano del Padre, e la Sua affidabilità nasce da una cosa molto semplice ed essenziale: pur di non perderci si è fatto uccidere, e nonostante ciò non ha mollato la presa.

La resurrezione è la vittoria su ciò che il male pensava potesse essere il fallimento di Cristo. Avere questa consapevolezza ci fa vivere con una sottesa serenità che non dobbiamo mai perdere.

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22 aprile 2024

 
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