Gv 11,45-56 - Sabato della V settimana di Quaresima (23 marzo 2024)

«Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». Siamo ormai a poche ore dalla settimana santa e il Vangelo di Giovanni ci fa leggere l’apparente ragionevole motivo per cui decidono di uccidere Gesù. La paura di una ritorsione dei romani sembra essere il valido motivo per cui decidere di togliere di mezzo un uomo scomodo come Lui. La verità è che ciò che a loro sembra logico in realtà rientra solo nella logica della paura. Gesù destabilizza il loro modo di vivere, l’interpretazione della tradizione religiosa, il significato vero della fede.

Ciò che è nuovo ci spaventa e preferiamo sempre farlo fuori. Era vero duemila anni fa e continua ad esserlo vero anche oggi. Finchè il cristianesimo è un processione fatta da secoli nei nostri paesi possiamo anche accettarlo, se invece ci chiede di fare spazio alla novità del Vangelo allora siamo così spaventati che preferiamo mettere piede in chiesa a malapena per il battesimo e i funerali, per poi fare fuori Gesù dalla nostra vita per il resto del tempo. Non siamo migliori dei contemporanei di Gesù: di lui volevano qualche miracolo, qualche frase affettuosa ma niente di più. Eppure Gesù non è venuto per fare qualche miracolo o impressionare le folle con parole mielose, Egli è venuto per salvarci la vita. La Pasqua non può diventare solo una festa tradizionale, deve rimanere l’incandescente festa di chi ci ha salvato la vita liberandola dalla dittatura della morte e del peccato. Ciò significa che non moriremo? Significa che la morte non sarà per sempre. Significa che non peccheremo? Significa che il peccato non avrà l’ultima parola sulla nostra libertà.

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