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“Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi”. In questi due versetti troviamo un intero programma pastorale scritto direttamente da Gesù. Cosa significa concretamente?
Ogni cristiano, ogni discepolo è tale quando sente su di sé la chiamata a diventare un argine per il male, ad impedirne cioè il suo propagarsi, il suo diffondersi. Tutti sappiamo che il male si espande attraverso la logica di “azione-reazione”. Proprio per questo per essere fermato il male ha bisogno di una logica contraria, ha bisogno della logica del perdono. Tornano alla mente le parole di San Francesco: “dove è odio, fa ch'io porti amore, dove è offesa, ch'io porti il perdono, dov'è discordia ch'io porti l'Unione, dov'è dubbio fa' ch'io porti la Fede, dove è l'errore, ch'io porti la Verità, dove è la disperazione, ch'io porti la speranza. Dove è tristezza, ch'io porti la gioia, dove sono le tenebre, ch'io porti la luce”.
Questa è la chiamata di un cristiano: fermare il male con la testimonianza della propria vita, e domandarsi sempre in che modo si possa diventare consolazione per gli altri, causa della loro guarigione. Questo è il Vangelo che ci viene chiesto di predicare, E per fare questo non abbiamo bisogno di nessun altro aiuto esterno: “né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche”. Per fare questo servono solo due cose: aver fede ed essere molto concreti.
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