PHOTO
“‘Chi sono io secondo la gente?’. Essi risposero: ‘Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto’. Allora domandò: ‘Ma voi chi dite che io sia?’. Pietro, prendendo la parola, rispose: ‘Il Cristo di Dio’”. Questa pagina del Vangelo di Luca ci fa da cornice alla memoria liturgica di un grande santo della carità come San Vincenzo de Paoli. A questa domanda, San Vincenzo non avrebbe avuto nessuna difficoltà a rispondere dicendo: “Signore, tu sei il Cristo e io ti vedo nascosto in ogni persona che soffre, che ha bisogno, che è sola, che è abbandonata”.
In pratica San Vincenzo ci ha mostrato che la vera professione di fede non è mai un atto astratto, o teorico, ma è un atto pratico che deve diventare estremamente concreto. Se tu riconosci che Gesù è il figlio di Dio allora devi domandarti dove egli è ora per poterlo onorare. Ed è Gesù stesso che ci ha detto che si sarebbe nascosto in ogni fratello o sorella che soffre, che è scartato, che è all’ultimo posto. “Ogni volta che avrete fatto questo a uno di questi miei fratelli più piccoli lo avrete fatto a me”. Ma comprendere questo significa anche entrare nel grande mistero della croce, perché Gesù non solo ha scelto di dare la vita per ciascuno di noi, ma ha scelto anche di essere misteriosamente presente in ogni Crocifisso della storia.
A nessuno di noi però piace la Croce, e a nessuno di noi piace frequentare i crocifissi di questo mondo che ci ricordano la nostra fragilità. Finché Pietro non diventerà familiare a questa logica non potrà dire di avere davvero la fede di Gesù. Finché non amiamo Gesù crocifisso nelle croci dei nostri fratelli, la nostra fede è solo una frase non una salvezza.
Vai alle LETTURE DEL GIORNO





