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Tutti nella vita facciamo l’esperienza della notte e della tempesta. Sono quei momenti in cui non vediamo più un senso o semplicemente non sappiamo più qual è il passo successivo giusto da prendere. Oppure sono quei momenti di prova, di tempesta, dove ci sentiamo sballottolati a destra e a manca dalle circostanze. Sarebbe bello dire che quelli sono i momenti in cui sentiamo di più Dio, invece delle volte quei momenti sono quelli in cui di più sentiamo la sua lontananza, la sua assenza.
La pagina del Vangelo di oggi ci illumina rispetto a questo tipo di esperienze, ricordandoci che lì dove finiscono le nostre forze, è proprio lì che inizia la grazia di Dio. Gesù ci fa visita proprio nel cuore del buio, nel bel mezzo delle crisi, al centro stesso dei nostri smarrimenti. Ma non si limita semplicemente a raggiungerci, ci chiede di fare la nostra professione di fede. E professare la propria fede significa decidere di fidarsi di lui quando tutto dice invece il contrario, quando le onde sembrano più rumorose della sua parola, quando tutte le circostanze attirano di più l’attenzione rispetto alla sua presenza.
Credere e abbandonarsi fiduciosamente a Lui, ma anche quando facciamo fatica a fidarci e ad abbandonarci a Lui, così come capita Pietro nella pagina del Vangelo di oggi, possiamo sempre gridare a Lui ed essere certi che ci afferrerà, che ci tirerà fuori, che ci ricondurrà alla riva. La vera fede la si vede quando tutto sembra perduto, perché quando tutto va bene non c’è bisogno della fede, basta semplicemente la luce e il sereno a farci andare avanti. Chiediamo al Signore la grazia di sapere approfittare dei nostri momenti più difficili per crescere proprio nella nostra esperienza di fede, diversamente avremmo sprecato tutto quel dolore e quella prova senza essere cresciuti nemmeno di un po’.
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