Sorgeranno tutti i popoli alla sua Luce
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Matteo 2,9-10
Si chiude con la grande solennità di oggi, Epifania del Signore, il Tempo liturgico di Natale: già domani, domenica I del Tempo ordinario, celebreremo la Festa del Battesimo di Gesù e ci avvieremo alla sequela di Lui nella ferialità feconda della vita quotidiana. L’Epifania cade quest’anno nel giorno di sabato, nella tradizione israelitica consacrato al Signore, memoria viva della creazione e della centralità, in essa, della festa, profezia della chiamata eterna alla Vita abbondante e senza fine; la tradizione cristiana, nella pienezza della Rivelazione, ha voluto dedicare l’ultimo giorno della settimana alla “memoria di Santa Maria in sabato”, consentendo in via ordinaria una speciale riflessione liturgica dedicata alla Madre del Salvatore.
È bello notare la coincidenza dell’Epifania con il sabato: al centro di questa grande solennità, che rivela in Cristo il Creatore e Signore dell’Universo, si trova infatti ancora, nel Vangelo odierno (Matteo 2,1- 12), «il Bambino», «Gesù, nato in Betlemme di Giudea», «con Maria, sua madre». Non si può accogliere veramente il Figlio senza sua madre e senza l’accoglienza profonda di Lei: san Giuseppe, lo sposo di Maria, il papà terreno dal quale Gesù ha imparato tutta la dimensione maschile della sua umanità, il custode della Santa Famiglia, è colui che, per primo, ha accolto la grandezza e l’unità del Mistero dell’Incarnazione e ha voluto con determinazione «prendere con sé il Bambino e sua Madre». Egli ci insegna a fare altrettanto nelle vicende liete e tristi della vita: nel dubbio che attanaglia (Matteo 1,20), in mezzo alle persecuzioni (Matteo 2,14), nei momenti in cui queste cessano (Matteo 2,21); avere con noi Gesù e sua Madre significa attraversare la storia nella certezza di essere custoditi e amati. Allora saremo capaci di annunciare la Luce, anche nel buio della notte e tra le difficoltà che dovremo affrontare: a questa Luce, emanata dal Dio-uomo, crocifisso e Risorto, «sorgeranno i popoli» (cfr. Isaia 60, I lettura) in ogni tempo. Nessuna luce contingente potrà resistere alla vera Luce che è Dio: i Magi volgono le spalle all’Oriente, da dove sorge il sole, per andare incontro a Colui che veramente illumina il mondo; falliscono i tentativi di resistere a questa Luce, di silenziarla e spegnarla, tutti biechi e dettati dal principe del mondo, nemico della natura umana e sovrano delle tenebre: essi producono temporaneamente morte e distruzione, ma non è questa l’ultima parola, perché il Grande Re, che «giudica secondo giustizia e diritto» e «salva la vita dei miseri» (Salmo 71, Responsorio), ha vinto il mondo e “dagli inferi risorge vittorioso”, portando con sé nella Gloria tutti quelli che sono morti in Lui.
L’Epifania è, con quello che ne discende nella vita del popolo di Giuda e della Santa Famiglia (Matteo 2,13-23), la profezia della Gloria della Resurrezione, che Gesù vive dopo aver attraversato la passione e la morte, trionfando su di esse, certezza potente che il nostro Signore è il vero e unico Re dell’universo. Per questo oggi la liturgia della Chiesa offre ai fedeli, nella gioia del Natale, l’annuncio glorioso della Pasqua, dalla quale “discendono tutti i giorni santi”. «Tutte le genti sono chiamate» (Efesini 3, II lettura) alla festa, a mensa con il Pastore: riprendiamo il cammino, nella consapevolezza gioiosa della nostra vocazione alla santità!