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giovedì 10 ottobre 2024
 
Il blog di Gianfranco Ravasi Aggiornamenti rss Gianfranco Ravasi
Cardinale arcivescovo e biblista

Gesù si contraddice?

Nel Vangelo di Marco Gesù dice “ecumenicamente” ai suoi discepoli: «Chi non è contro di noi è con noi» (9,40). Ma in Matteo (12,30) e Luca (11,23) più “integralisticamente” afferma: «Chi non è con me è contro di me». Se le due frasi sono sue, palesemente Gesù si contraddice, prima rivelandosi aperto e poi geloso del perimetro del suo messaggio e dell’identità della sua comunità. Gli esegeti, tra l’altro, sono convinti che ci siano buone ragioni per assegnare le due frasi al Gesù storico e non alla Chiesa delle origini che potrebbe riflettere nel Vangelo una sua diversa concezione del dialogo. Per quanto riguarda questi due lóghia o detti di Gesù è facile notare innanzitutto la forte tensione che rasenta la contraddizione. Una soluzione a favore della compatibilità dei due detti è però possibile, anzi necessaria. Decisivo, infatti, è il contesto che – come è ovvio – assegna il genuino significato alle frasi che, se estrapolate da esso, perdono la loro verità e pertinenza.

Ebbene, nel caso prospettato da Marco (prima fase) siamo in presenza della segnalazione a Gesù, da parte dell’apostolo Giovanni, dell’esistenza di un esorcista estraneo alla comunità cristiana, che operava contro il male satanico nel nome di Cristo: «Noi glielo abbiamo vietato perché non era dei nostri», spiega l’apostolo in atteggiamento di autodifesa e di chiusura integralistica. E Gesù reagisce proprio con quella frase di grande apertura nei confronti del bene ovunque si manifesti: «Chi non è contro di noi è per noi» (Marco 9,40), frase che tra l’altro rifletteva un proverbio diffuso (usato anche nel mondo romano, come attesta Cicerone nella sua opera Pro Ligario 32).

In Matteo e Luca (seconda fase), invece, il contesto è totalmente diverso. Si tratta, infatti, dello scontro diretto contro il Maligno che Gesù compie con vigore guarendo un indemoniato e che viene volutamente deformato dai farisei. Essi, infatti, lo accusano: «Costui non scaccia i demoni se non per mezzo di Beelzebùl, il capo dei demoni». Beelzebùl era una divinità della popolazione indigena della Terrasanta, i Cananei, il cui nome significa «Baal il principe» e che gli Ebrei avevano invece considerato un «principe dei demoni».

In questo caso è necessario schierarsi apertamente con chi – come Cristo – ha scelto di combattere il male: «Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me, disperde» (si legga l’intero passo di Matteo 12,24-30). È evidente, a questo punto, che entrambe le frasi sono logiche e non contraddittorie, perché corrispondono a finalità e a contesti differenti e divergenti. Concludendo, segnaliamo un dato generale. Si tratta di un principio costante nella lettura di ogni testo: è errato estrapolare una battuta senza tener conto del «tessuto» (in latino textus) in cui è innestata e dal quale acquista il suo significato autentico. Quante tesi stravaganti sono state avallate e scelte religiose discutibili sono state operate in vari movimenti spiritualistici o fondamentalisti non tenendo conto di questa importante norma interpretativa!


19 settembre 2024

 
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