Una Quaresima tra angeli e demoni
Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio. Marco 1,12-15
Nella Bibbia ci sono molti “quaranta giorni”. Li troviamo sempre in momenti decisivi della storia della salvezza. Il diluvio durò quaranta giorni, Mosè restò quaranta giorni sul Sinai, il cammino di Elia, fuggiasco, verso l’Oreb durò quaranta giorni, e anche Gesù restò quaranta giorni nel deserto prima di iniziare la sua vita pubblica. E potremmo continuare (Giona, Davide e Golia, Tobi). Quando nella Bibbia troviamo il numero quaranta vicino a una persona, sappiamo che quell’episodio e quella persona sono particolarmente importanti, forse fondamentali.
Mosè, al termine della sua quaresima trascorsa dentro la nube del Sinai in dialogo con Dio, torna da suo popolo e trova il vitello d’oro. Durante la sua assenza la sua gente si era costruita con le sue mani un’immagine di YHWH. Mentre Mosè ascoltava «soltanto una voce», il popolo voleva un dio più concreto, facile, visibile a occhio nudo. E così riducono il loro Dio diverso a un dio simile agli dèi-idoli della fertilità degli altri popoli. Mosè per quaranta giorni ascoltava parole che il suo Dio inviava a un popolo che, invece, non voleva udire Dio ma lo voleva toccare.
Anche Elia viene toccato per due volte dall’angelo di Dio mentre si trova, depresso, impaurito e sduciato, sotto la ginestra. Toccato da Dio, parte, cammina quaranta giorni, e sull’Oreb riesce ad ascoltare la voce di Dio come «sottile voce di silenzio». Non è lui a toccare Dio, e Dio lo tocca parlandogli con un sussurro. Gesù, nella sua quaresima, è «tentato da Satana» ed è «servito dagli angeli».
La Bibbia allora ci dice che durante le quaresime si possono fare esperienze molto diverse. Qualche volta la quaresima è quella di Elia. Eravamo depressi e volevamo lasciarci morire sotto la nostra ginestra. Un giorno un angelo ci tocca, ci sveglia nell’anima, iniziamo a camminare senza sapere cosa ci attende alla ne del cammino. Qui la quaresima è l’esperienza stessa del cammino: è camminando verso l’Oreb che ci prepariamo a vivere ciò che ci attende alla FIne dei quaranta giorni, l’ascolto della voce di Dio. Quel cammino ci ha lavorati dentro e ci ha fatto capaci di riconoscere la voce del silenzio e non confonderla con quella del terremoto e del fuoco. Noi abbiamo imparato a conoscere il silenzio, e Dio ha imparato a sussurrare.
IN PARADISO.
Altre volte, la nostra quaresima è quella di Mosè sul Sinai: la trascorriamo in paradiso, immersi nella nube, incantati dalle parole di Dio. Tocchiamo il cielo con un dito e al ritorno a casa ci attende il vitello d’oro. Quel paradiso era stato solo la preparazione per non morire di dolore di fronte al tradimento della nostra comunità. In cielo abbiamo imparato a come non morire sulla terra.
Infine, qualche altra volta, la nostra quaresima è quella di Gesù. Stiamo per iniziare gli anni cruciali della nostra vita, quelli che le daranno senso e direzione. E ci ritroviamo tra demoni che ci tentano e angeli che ci servono. Quasi tutto il valore di questa quaresima sta nell’imparare a riconoscere gli angeli per non confonderli con i demoni.