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sabato 14 settembre 2024
 

I domenica di Quaresima (anno A) - 26 febbraio 2023

Tentati dal demonio, prediletti da Dio

 

Gesù fu condotto nel deserto per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato, ebbe fame. Il tentatore gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”» Matteo 4,1-4

 

Ogni uomo, in ogni tempo, è sottoposto alla tentazione, effetto dell’invidia del nemico verso la creatura amata da Dio e fatta a sua immagine e somiglianza. Anche Gesù, in quanto vero uomo, ha vissuto la tentazione, e ogni anno la Chiesa, nella I Domenica di Quaresima, all’inizio del percorso di conversione che conduce alla Pasqua, ci mette di fronte a questo episodio centrale nell’esistenza terrena del Salvatore. Egli ci «ha dato l’esempio, perché come ha fatto Lui facciamo anche noi» (cfr. Giovanni 13,15), imitando il suo modello di fortezza e di fiducia nel Padre. Il capitolo 4 di Matteo risponde al capitolo 3 di Genesi (I Lettura), ove si descrive la caduta dell’adam maschio e femmina ad opera del “nemico della natura umana”, che non sopporta la bellezza e la perfezione cui è chiamata, fin dalle origini, la creatura prediletta di Dio. Per questo il nemico studia i nostri punti deboli, le nostre vulnerabilità ma anche i doni che il Signore ci ha fatto per il bene nostro e dei fratelli, e si industria per ingannarci: così al principio si rivolge alla donna, che ha il dono salvifico dell’ascolto e dell’accoglienza, ed introducendosi in questo modo nell’intimità di e iša induce l’adam a desiderare di andare oltre il limite dell’umano, facendogli percepire tale limite come mortificante, quando esso è invece via di incontro con l’altro e di salvezza. Nella pienezza dei tempi lo stesso satàn si rivolge a Gesù insistendo, per indurlo a peccare, proprio sulla sua dimensione salvifica di Figlio di Dio.

Il peccato discende sempre dalla presunzione di volersi fare come Dio: il nemico ce lo presenta in mille forme desiderabili, ma esso è sempre uguale a sé stesso, falso e mortifero. La tentazione ci dice sempre che non siamo amati, né da Dio né dal prossimo, e si manifesta quando l’uomo si trova solo ed è quindi più vulnerabile: per questo la solitudine dell’adam non è buona nella sensibilità biblica, fin dalla creazione, ove tutto è buono ed è benedizione, ma «non è bene che l’uomo sia solo» (Genesi 2,18). Siamo immagine di Dio, che è amore e relazione di persone: nella solitudine non ci custodiamo più reciprocamente e finiamo per cadere. Sola è la iša mentre viene raggiunta da una voce diversa da quella dell’, ed entrambi, e iša, cadono, colpevoli insieme del reciproco isolamento; solo è Gesù nel deserto: vive le stesse tentazioni che assalgono noi (l’urgenza del quotidiano; l’ambizione del potere; il desiderio di ricchezza), ma Egli sa di essere Figlio amato e che il Padre è sempre con Lui.

 

RIVESTIAMOCI DI CRISTO

Alle parole insolenti del nemico Egli oppone la Parola: così ci insegna a farci scudo contro il demonio rivestendoci di Lui, Parola eterna del Padre. Con Lui siamo invincibili anche noi: «come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti» (II lettura, Romani). Celebriamo ogni domenica, Pasqua della settimana, la vocazione alla santità che ci viene dalla giustificazione ottenutaci da Cristo: iniziamo dunque con fiducia la Quaresima, rinnovando con cuore penitente il proposito della conversione. «Pietà di me, o Dio, lavami dalla mia colpa. Contro te solo ho peccato» (Salmo 50, Responsorio).


23 febbraio 2023

 
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