Vedere e toccare il Signore che salva!
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».
Giovanni 20,19
«Ecco il Giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo»: il Salmo 117 (Responsorio) esprime la gioia piena della Risurrezione nella Domenica dell’ottava, che rinnova il memoriale della Pasqua, una solennità simbolicamente lunga otto giorni, a dire la nostra certezza di una Vita eterna, proiettata nel senza tempo di Dio. La liturgia ci ha offerto le narrazioni evangeliche degli incontri con il Risorto; il Vangelo odierno racconta la cosiddetta “Pentecoste giovannea”, che avviene «la sera di quello stesso giorno», mostrando l’unità del Mistero e la pienezza del Tempo pasquale, sette volte sette giorni, dalla notte della Risurrezione alla sera del cinquantesimo giorno, giubileo perfetto.
Celebriamo in questo profetico ottavo giorno la festa della Divina Misericordia, istituita nella diocesi di Cracovia già dal 1985 e per la Chiesa universale da papa Giovanni Paolo II nel 2000, anno del Grande Giubileo del Nuovo Millennio e della canonizzazione di suor Faustina Kowalska: è lei a raccontare nel suo Diario di aver ricevuto da Gesù, nel corso di 14 visioni avute nel 1931, in una Europa agitata da venti di guerra e totalitarismi, la richiesta dell’istituzione di questa Festa e l’indicazione della sua precisa collocazione, nel calendario liturgico, proprio nella Domenica dell’ottava. La novena della Divina Misericordia inizia così, secondo quanto rivelato a Faustina, sempre il Venerdì Santo, sicché in questa festa, che cade l’ottavo giorno, si manifesta la pienezza della Redenzione, espressione potente della Misericordia di Dio. L’unità del Mistero dell’Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione del Cristo è evidente nella Scrittura: la sera del Giorno di Pasqua Gesù «mostra ai discepoli le mani e il costato, ed essi gioiscono al vedere il Signore» (Vangelo, Giovanni 20); riconoscono dunque che il “Figlio dell’Uomo”, il Crocifisso, è il Risorto, Egli vince la morte! Con Lui, che «ha vinto il mondo» (Giovanni 16,33), anche «chi crede che Lui è il Figlio di Dio vince il mondo» (II lettura, 1Giovanni 5): forte di questa fede il cristiano condivide con i fratelli la vocazione di figlio, si impegna perché «nessuno sia bisognoso» e cura di custodire l’unità, come vuole il Maestro, per «essere un cuor solo e un’anima sola» (I lettura, Atti 4,32-35, il secondo dei cosiddetti tre sommari, che si leggono a turno, nei tre anni liturgici, sempre la II Domenica di Pasqua).
Gesù entra «mentre le porte sono chiuse per la paura»: è Lui che apre i sepolcri, richiama alla Luce, offre il coraggio della missione, dona la pace e lo Spirito Santo! Solo l’incontro con Gesù ci restituisce la fiducia perduta: Egli non ci ama in modo generico, ma personale! Tanti sono rimasti spaesati, in quel «primo giorno dopo il sabato», e per ciascuno di loro Gesù si manifesta in maniera peculiare; tra questi c’è ancora «uno dei Dodici, Tommaso chiamato Didimo», che per qualche ragione (scoramento, spavalderia, commissioni “urgenti”) non è con gli altri «nella casa». Quante volte capita anche a noi di essere distratti da contingenze che appaiono inesorabili e ci tolgono la gioia di incontrare Gesù insieme ai nostri fratelli?
Forse anche per questo Tommaso è deluso e fatica ad accogliere la testimonianza degli altri: vuole anche lui vivere la gioia piena di «vedere il Signore», di «toccarlo»! E il Cristo, vivo “con i segni della Passione”, gli si mostra l’ottavo giorno. Questa è la nostra fede: il Signore Gesù è il Vivente, si vede, si tocca, si fa cibo, ci trasfigura in Lui!