Testimoni della Resurrezione
Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a
Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila
nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso:
«Mio Signore e mio Dio!».
Giovanni 20,26-28
Il tempo di Pasqua, che dura 50 giorni, più a lungo del tempo di Quaresima, e che culmina nella grande solennità di Pentecoste, è dedicato in modo speciale alla lettura degli Atti degli apostoli: approfondiamo così le vicende della Chiesa delle origini, ricolma dello Spirito, impegnata nella vita comune, attenta agli
ultimi, afflitta da tribolazioni e non esente da tensioni ma sempre perseverante nella pace, dono del Risorto.
In questa II Domenica di Pasqua, la domenica dell’Ottava, cosiddetta in albis in memoria di un rito della Chiesa antica e che il Santo papa Giovanni Paolo II ha dedicato alla Divina misericordia, la liturgia mette al centro l’esperienza dell’incontro col Risorto, che vivifica la fede, distrugge la paura e rende autenticamente apostoli. Nella I lettura, tratta dagli Atti, è detto che i discepoli erano soliti stare insieme e che aumentava il numero dei credenti, uomini e donne che sperimentavano le grandi opere di Dio; il Salmo 117 ci offre le parole per lodare il Signore e san Giovanni, nel passo tratto dall’Apocalisse (II lettura), che pure ci accompagna in questo tempo glorioso mostrandoci la profezia della Gerusalemme nuova, descrive la sua visione di «uno simile a figlio d’uomo», che posa sull’apostolo la sua mano destra e lo invita a non avere paura; Egli è «il Primo e l’Ultimo, il Vivente», che «era morto, ma ora vive per sempre e ha le chiavi della morte e degli inferi». Cristo è il Signore della vita: nel Vangelo così si presenta agli apostoli spaventati, riuniti a porte chiuse, la sera del giorno di Pasqua. A loro si mostra vivo e fa vedere i segni della passione. È proprio Lui, Gesù: è lo stesso che ha subito il tradimento dei suoi, che ha attraversato la sofferenza e la morte. Vederlo, incontrarlo, sapere che Lui è vivo, che le sue parole, le parole del Vivente, sono parole di verità, libera la gioia: il Vangelo nota che «i discepoli gioirono nel vedere il Signore». Ma Tommaso non c’è, e non gli basta la testimonianza dei suoi amici. Lui vuole vedere il Signore, lo vuole vedere vivo, vuole fare la stessa esperienza del Risorto che hanno fatto gli altri dieci! Tommaso ama Gesù, ha sofferto terribilmente nei giorni bui della Croce, si trova paralizzato dalla paura che tutto sia perduto.
GESÙ TORNA SEMPRE Egli vuole vivere personalmente l’incontro che cambia l’esistenza e le dà il respiro dell’eternità. Gesù conosce il cuore di Tommaso e ha grande tenerezza: «otto giorni dopo» torna tra gli Undici proprio per lui, per restituirgli il coraggio della prima ora e la gioia grande che gli altri apostoli hanno già sperimentato. Tutti noi siamo Tommaso: desiderosi di incontrare Colui che è vivo e dona Spirito e Vita, desiderosi di sperimentare il suo amore, di toccare la Sua potenza e vederlo vivo nella gloria della Resurrezione. E Gesù torna ancora, in modo speciale, per incontrare proprio ciascuno di noi, nella Chiesa, ove Egli dispensa e rinnova i doni della salvezza. È lì, nella comunità, dove insieme viviamo la nostra fede, che Gesù viene incontro alle nostre incredulità: non c’è altro luogo ove partecipare della sua salvezza e ricevere la missione per andare al mondo, ricolmi dello Spirito, ad annunciare che Lui è vivo e che, “credendo”, ognuno ha «la vita nel suo nome».