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lunedì 28 aprile 2025
 
Rito romano Aggiornamenti rss don Gianni Carozza

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO O) - 26 GENNAIO 2025

La forza del Vangelo

Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Luca 4,21

Le letture di questa domenica ci parlano dell’ascolto della Parola di Dio che si trasforma in preghiera. Si può dire che sono la rappresentazione di un rito comunitario che si rinnova nel tempo e di cui anche noi siamo chiamati ad essere interpreti: quello della Messa. La prima lettura (Neemia 8,2-4.5-6.8-10) narra che, dopo l’amara esperienza dell’esilio e la ricostruzione di Gerusalemme, davanti al popolo avviene la benedizione del Signore e una solenne liturgia della Parola: la lettura del libro della Legge, la spiegazione del senso e la comprensione del testo. Da questo triplice momento sbocciano due atteggiamenti: le lacrime della conversione, segno del perdono divino, l’invito ad aprire le labbra al sorriso e ai canti di gioia, a indire banchetti, poiché «questo giorno è consacrato al Signore…».

Nella seconda lettura, Paolo, nella sua lettera ai Corinzi (12,12-30) ci dice che la varietà dei doni dello Spirito nella Chiesa, corpo mistico di Cristo, è destinata a comporre un’unità organica e a promuovere nei cristiani un’amorosa solidarietà e unità. Noi siamo diventati Chiesa grazie al Battesimo, siamo stati inseriti in questo grande corpo che è la Chiesa dove ognuno ha un compito. Siamo stati scelti dal Signore, chiamati e inseriti nel suo corpo per dare il nostro contributo perché l’intero corpo funzioni bene. Iniziamo poi con questa domenica la lettura continua del Vangelo secondo Luca. Il brano proposto dalla liturgia (Luca 1,1-4; 4,14-21) è diviso in due parti: nella prima è presentato l’inizio del racconto di Luca in cui l’evangelista ci presenta il metodo che ha seguito per la stesura del Vangelo.

Luca era un medico, nato e cresciuto nella città di Antiochia, una grande capitale lontana da Gerusalemme. Era greco e aveva conosciuto la cultura e la religione dei greci. Conobbe il Vangelo di Gesù grazie alla predicazione di Paolo e di Barnaba quando arrivarono nella città di Antiochia negli anni 40, circa dieci anni dopo la morte e risurrezione di Gesù. Egli dedica il suo Vangelo ad un personaggio illustre di nome Teofilo. È un nome significativo che vuol dire “amico di Dio”. Probabilmente era un personaggio importante della città dove Luca operava, ma potrebbe anche essere un nome simbolico. Il mondo è pieno di Teofili, di cercatori del volto di Dio.

Nella seconda parte viene ricordato l’inizio del ministero pubblico di Gesù nella sinagoga di Nazaret, mentre legge il rotolo del profeta Isaia. Se Gesù riesce a suscitare intorno a sé una grande emozione, è perché non si limita a leggere e a commentare quel testo che i presenti tante volte forse avevano già ascoltato: quel testo lo legge saldandolo alla sua persona, come se ogni parola fosse una fibra del suo essere o una particella del suo mondo più segreto. Se la parola profetica si è incarnata in lui, non c’è più bisogno di leggerla nel rotolo della sinagoga. È lui ormai il libro sempre aperto, è lui la parola da ascoltare. Di alcuni santi si racconta che, aprendo a caso il Vangelo, hanno cercato nel primo versetto che capitava sotto i loro occhi una parola personale che il Signore – così pensavano – aveva riservato a ciascuno di loro.

È vero: quando si apre il Vangelo c’è sempre una frase che sembra sia stata detta proprio per noi, in rapporto alla situazione in cui ci troviamo. Ma, la parola che andiamo cercando, la possiamo leggere meglio tenendo gli occhi fissi su Gesù.

 


23 gennaio 2025

 
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