Riconoscere Cristo ed esserne testimoni
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma.
Luca 24,36-37
La III Domenica di Pasqua ci racconta sempre un incontro e la condivisione di un pasto con il Risorto: i protagonisti, tuttavia, che siano i due discepoli di Emmaus (Anno A, Luca 24,13-35), gli Undici (in questo Anno B, Luca 34,35-48), Pietro e gli altri sei (Anno C, Giovanni 21,1- 19), non «si accorgono che è Gesù» e lo ritengono uno «straniero» o uno «spirito». È questa una situazione che può caratterizzare la nostra vita: ogni giorno Egli ci raggiunge, passa, si fa presente attraverso la testimonianza dei nostri fratelli, «prepara una mensa» per noi e ci invita a festa; può capitarci però di non credere alle parole di chi ci è vicino e ha fatto esperienza concreta di Lui!
Possiamo essere presi dalla tristezza, dalla delusione, dalla quotidianità e dai ritmi del mondo, che vive come se la Risurrezione non fosse una verità; rischiamo di non riconoscere Gesù presente nel Pane e nel Vino, di pensare che si tratti di un simbolo, un’idea, una parabola, non certo del Suo Corpo vivo e vero; c’è il pericolo concreto, quotidiano, incombente su ciascuno, di «mangiare e bere con Lui» (Atti 10,41) e non essere trasformati dalla sua Presenza che dà Vita. È necessario dunque, sempre, che veramente «i nostri occhi si aprano» perché anche noi possiamo vivere la «grande gioia» di «vedere il Signore»; è questa la preghiera del Salmo 4 (Responsorio): «Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto».
Tutta la liturgia di oggi invita a riconoscere Gesù, agire con giustizia e rettitudine ed entrare nella perfezione dell’Amore: «Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; chi dice “Lo conosco” e non osserva i suoi comandamenti è bugiardo, e la Verità non è in lui; ma chi osserva la sua Parola, in lui l’Amore di Dio è veramente perfetto» (II lettura, 1Giovanni 2). La I lettura (Atti 3) ci consegna l’annuncio coraggioso della Passione, Morte e Resurrezione del «Santo», l’unico vero «Giusto», «Autore della Vita»: Pietro, depositario del primato ecclesiale, parla al popolo a nome dei Dodici, comunità di «testimoni» (martyres, Atti 3,15), come Gesù stesso li aveva definiti nell’incontro che ci è descritto dal Vangelo (Luca 24,48), e non teme di individuare le responsabilità di chi lo ascolta: annunciare Cristo impone l’integrità della Verità, la testimonianza (martirio) fedele fino alla croce, ma sempre passa per la misericordia; le ultime parole di Pietro mostrano così che la salvezza è offerta a tutti, come tutti abbiamo peccato, e manifestano l’azione misteriosa e potente della Provvidenza del Signore: «Fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, ma Dio ha così adempiuto ciò che aveva annunciato per bocca di tutti i profeti, ossia che il suo Cristo avrebbe sofferto. Pentitevi dunque e convertitevi, perché siano cancellati i vostri peccati!» (Atti 3,17-19).
È, nella sostanza, lo stesso insegnamento dato da Gesù ai suoi nel Vangelo di oggi. Tutto si gioca sulla Verità: “ignoranza” e “insipienza” sono strumenti di cui si serve il maligno; “sapere” “conoscere” e “riconoscere” il Cristo viene da una Rivelazione potente di cui non siamo artefici, ma che riceviamo per la generosità di Colui che si rivela; grati a Gesù, che si offre a noi nella Parola e nel Pane di Vita, in ogni Eucaristia della Terra, «fino alla fine del mondo», usciamo con coraggio per annunciarlo, perché la nostra esistenza, dopo l’incontro, si faccia testimonianza viva dell’Amore che salva!