Nel giorno del 25° anniversario della
caduta del Muro di Berlino papa Francesco lancia un appello
all'Angelus affinché cadano, ha detto, «tutti i muri che ancora
dividono il mondo» sottolineando che l'umanità oggi ha bisogno di
«ponti, non di muri».
Il volo di una colomba ricorda simbolicamente
l'evento che nel 1898 pose fine alla separazione tra Est e Ovest
unendo idealmente la piazza di San Pietro alle celebrazioni in corso
a Berlino davanti alla porta di Brandeburgo. «La caduta»,
è la lettura offerta dal Papa, «avvenne all’improvviso, ma fu
resa possibile dal lungo e faticoso impegno di tante persone che per
questo hanno lottato, pregato e sofferto, alcuni fino al sacrificio
della vita. Tra questi, un ruolo di protagonista ha avuto il santo
Papa Giovanni Paolo II».
Ma Bergoglio va oltre quel Muro per chiedere
l’abbattimento di tutti gli altri che ancora oggi dividono i popoli
col cemento di altre forme di discriminazione: «Preghiamo»,
ha detto, «perché, con l’aiuto del Signore e la collaborazione di
tutti gli uomini di buona volontà, si diffonda sempre più una
cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora
dividono il mondo, e non accada più che persone innocenti siano
perseguitate e perfino uccise a causa del loro credo e della loro
religione. Dove c’è un muro, c’è chiusura di cuore! Servono
ponti, non muri!».
La riflessione del Papa è legata alla festa
della Dedicazione della Basilica Lateranense, oggi celebrata
dalla Chiesa, e sottolineando come il senso spirituale di questa
festa sia nell’unità che tale Basilica rappresenta per tutte le
comunità cristiane in quanto sede originaria del vescovo di Roma.
Papa Francesco ha spiegato che proprio la «comunione di tutte le
Chiese per analogia ci stimola a impegnarci perché l’umanità
possa superare le frontiere dell’inimicizia e dell’indifferenza,
a costruire ponti di comprensione e di dialogo, per fare del mondo
intero una famiglia di popoli riconciliati tra di loro, fraterni e
solidali».
Prima che i mattoni, per costruire una
chiesa ci voglio le vite dei cristiani, chiamati ad essere “pietre
vive”: «E non è facile, lo sappiamo tutti, la coerenza
nella vita fra la fede e la testimonianza; ma noi dobbiamo andare
avanti e fare nella nostra vita, questa coerenza quotidiana. “Questo
è un cristiano!”, non tanto per quello che dice, ma per quello che
fa, per il modo in cui si comporta. Questa coerenza, che ci dà vita,
è una grazia dello Spirito Santo che dobbiamo chiedere».
La Chiesa, ha concluso Papa Francesco, «è
chiamata ad essere nel mondo la comunità che, radicata in Cristo per
mezzo del Battesimo, professa con umiltà e coraggio la fede in Lui,
testimoniandola nella carità».
Ma l’essenziale, ha detto, è
«testimoniare la fede nella carità».
Dopo la preghiera dell’Angelus, Papa Francesco ha
ricordato la “Giornata del Ringraziamento”, che si celebra in
Italia sul tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, lo
stesso dell’Expo di Milano 2015. «Mi unisco ai Vescovi», ha detto
Francesco, «nell’auspicare un impegno rinnovato perché a nessuno
manchi il cibo quotidiano, che Dio dona per tutti. Sono vicino al
mondo dell’agricoltura, e incoraggio a coltivare la terra in modo
sostenibile e solidale».
Antonio Sanfrancesco