Amati da sempre, senza macchia davanti al Signore
«Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”». Luca 1,26-28
«Dove sei?» Questa è la domanda che Dio rivolge ad Adam immediatamente dopo il peccato, nel passo capitale di Genesi 3 che è offerto alla nostra meditazione in apertura della solenne liturgia di oggi (I lettura). Risuona nel giardino di Eden, come risuonerà nel Cantico dei Cantici, la voce di chi ama che cerca il suo amato! La Voce di Dio è delicata e potente, Egli vuole per noi il Bene autentico e ci invita, nel cercarci, a guardare con onestà a noi stessi e alla nostra condizione, a riconoscere dove si trovi adesso la nostra mente, il nostro cuore, il nostro desiderio. Solo la malizia che viene dal nemico può trasformare questa domanda, che dice amore e sollecitudine, da espressione di Bene in minaccia: «Ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto» è la risposta di Adam; alla ricerca di Dio, che è luce e Bellezza, si oppone la paura, la diffidenza, e l’uomo preferisce non lasciarsi trovare.
È la dinamica del peccato, che vuole distruggere la nostra intimità filiale con il Signore e renderlo estraneo e ostile ai nostri occhi; risplende però la profezia della iša perfetta, preservata dal peccato, alleata della vita, costituita dal Creatore come nemica del male e della morte. Potenti sono le Parole che Dio rivolge al «serpente antico» (cfr. Apocalisse 12,9), un vero “protovangelo”: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua; questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Genesi 3,15). Passa per il sì della donna la Vita che Dio è e dà; passa per il sì di Maria, che è la nuova Eva, la salvezza che il Signore ha promesso di realizzare nella carne dell’uomo, nella «stirpe» della donna evocata in Genesi 3. Il Vangelo (Luca 1,26-38) descrive, nel cuore dell’Avvento e nella grande solennità della Madre di Gesù, Immacolata, concepita senza peccato, il sì generoso che apre le porte della Storia alla salvezza che viene dall’incarnazione, morte e resurrezione del Figlio: un sì che non presuppone di sapere tutto e di capire tutto, ma è pronunciato da chi si fida di Dio e crede alla Verità della sua Parola creatrice.
Dalla sfiducia del primo uomo e della prima donna, che ha provocato l’infedeltà e la caduta, è entrato il peccato; attraverso la fede luminosa di Maria si fa strada la salvezza di tutta l’umanità. Dio non agisce senza di noi: «Ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei Cieli, in Cristo, ci ha scelti in Lui prima della creazione del mondo per essere davanti a Lui, nella carità, santi e immacolati» (Efesini 1, II lettura), sull’esempio di Maria, tota pulchra. La bellezza delle creature viene dalla predilezione del Creatore, che sempre le vede buone (cfr. Genesi 1): per ciascuno di noi, come per la Madre, è fondata nei cieli la chiamata a questa bellezza, assegnataci fin dal principio e confermata nel Battesimo per ogni figlio. Con il salmista lodiamo Dio per le sue meraviglie, perché «ha fatto conoscere la sua salvezza e rivelato la sua giustizia!» (Salmo 97, Responsorio). Alleluia!