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venerdì 11 luglio 2025
 
Rito romano Aggiornamenti rss don Gianni Carozza

IV domenica del Tempo Ordinario (anno B) - 28 gennaio 2024

Quell'autorità che salva dalla morte

 

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». Marco 1,23-25

 

Il Vangelo di Marco, centrato sulla sequela e sul discepolato, presenta Gesù soprattutto come Colui che libera dal male: Egli è il Cristo-Messia, il Figlio, Dio che è la Vita e dà la vita. Incontrarlo significa, in ogni tempo, accogliere la sua azione che risana l’esistenza: nel Vangelo di oggi (Marco 1,21-28) l’uomo «posseduto da uno spirito impuro» riceve un potente esorcismo, il primo dei molti miracoli che Gesù compie in Marco, e i presenti «sono stupiti dal suo insegnamento», perché «Egli insegna come uno che ha autorità e non come gli scribi». Gesù “è” ed “ha di più”: è questo il significato più letterale della parola che traduciamo con “autorità”; Gesù è Dio, non è un uomo come un altro, non è uno dei tanti saggi che offrono ricette per la felicità; trovare Lui è vincere la morte, possedere il “tesoro prezioso” (cfr. Matteo 13,44) che trasforma la vita e la proietta nell’infinito. È Lui il Santo, grande in opere e parole, «che dice quanto Dio comanda» (I lettura, Deuteronomio 18).

La liturgia insiste sulla Parola santa e onnipotente del Signore, sulla necessità di camminare «senza deviazioni» (II lettura, 1Corinzi 7) nella via del Bene, sul kairòs benefico della nostra salvezza: il Vangelo precisa che Gesù, «entrato di sabato nella sinagoga», «subito» si mette a insegnare, conoscendo la sete di Verità che abita ogni uomo, suo fratello; il Salmo 94 (Responsorio) invita ad adorare Dio, a «non indurire il cuore», ad «ascoltare la sua voce» «oggi»; Paolo esorta a «non essere divisi» e a «rimanere fedeli al Signore». Il demonio, padre di ogni menzogna, confonde e mescola ciò che non deve essere mescolato: è questo il senso più profondo del riferimento all’“impurità” che caratterizza lo “spirito” rintanato nell’uomo che Gesù risana.

Costui frequenta abitualmente il luogo di culto e vive in mezzo al popolo di Dio, senza contestare le parole che ascolta in sinagoga o i ministri che vi operano; lo spirito malvagio apre bocca e viene stanato solo di fronte al Cristo, Verità del Padre: mostra di conoscerlo bene, di «sapere chi è», di temere di esserne «rovinato»!

Il demonio può nascondersi ovunque, anche in posti apparentemente alieni dalla sua presenza, ha un’ottima conoscenza teologica e la “mischia” a inganni e falsità, usandola per tentarci e indurci al peccato, instillando la convinzione che Dio non ci voglia bene e intenda, in fondo, “rovinarci”! Con lo «spirito impuro» Gesù non si intrattiene in conversazione, ma «ordina severamente: «Taci! Esci da lui!». Con il male non si dialoga, non si cercano compromessi: il male è male e va combattuto come male, il Bene è Bene e va conservato come Bene. Le persone prigioniere del male vanno amate e curate perché, custodite dall’amore del Padre e dalla sollecitudine dei fratelli, siano liberate e riprendano il cammino con gioia, prive di catene. Ecco «l’insegnamento nuovo» che oggi ci «dà con autorità» il Maestro, «Colui che comanda agli spiriti impuri ed essi gli obbediscono»: assumere ciascuno la nostra missione; avere il coraggio della Verità, anche se questa può sul momento provocare una reazione «straziante» verso i nostri fratelli, specialmente quelli affidati alla nostra responsabilità: coniuge, figli, colleghi, dipendenti, membri della comunità grande o piccola in cui siamo chiamati a operare per il Regno dei Cieli.

 

 


25 gennaio 2024

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