Ecco la grande gioia, ci è stato dato un figlio
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell’alloggio. Luca 2,6-7
«Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio: il suo nome sarà Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, principe della Pace!». L’esultanza del primo Isaia (I lettura della Veglia) culmina negli appellativi che sono riconosciuti al Bambino; alla stessa esultanza invita l’angelo del Signore rivolgendosi ai pastori che, «nella notte, custodiscono il loro gregge» (Vangelo della Veglia, Luca 2,1-14): «Ecco, io vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». Il «segno» della salvezza è «un Bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia»: che cosa sulla terra è più inerme e, insieme, che cosa è più potente? Lì si manifesta il Dio della Vita: in un Bambino, in ogni bambino. Quel Bambino è Dio, è Figlio ed è Padre, è la speranza nuova dell’umanità. In Lui «appare la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini» (II lettura della Veglia, Tito 2): in Lui il Dio del tempo e dell’Eternità, invisibile ed eccelso, si vede, si tocca, si ascolta, si annusa, si gusta!
Ha preso carne per noi e come noi, è l’ultimo di tutti e il Primo di tutti. Egli porta la Pace: in Lui si realizza l’unione tra Cielo e Terra e si riannodano i fili della Storia. Isaia invita al gaudio e usa le immagini e i verbi dell’abbondanza e della benedizione: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda». Alla stessa gioia invita il Salmo 95 (Responsorio della Veglia). Il Natale, una Vita nuova ed eterna, è il compimento delle Promesse: il nostro Dio «ha spezzato il giogo che ci opprimeva e il bastone del nostro aguzzino». Il Natale è la primizia della Redenzione, unitario Mistero di grazia che si apre con l’incarnazione del Figlio nel grembo di Maria, “casa” della salvezza, Madre del Signore, e prosegue con la vita, la passione, la morte e la Risurrezione gloriosa del nostro Salvatore. Il Natale è Luce nella notte: torna questo simbolismo nelle Letture della Veglia, come nelle liturgie dell’Aurora e del Giorno, e accompagna la fede della Chiesa nelle tradizioni liturgiche delle grandi solennità del Signore. Quello che si trova e che si vede, se si cerca Gesù come fanno i pastori «senza indugio» nella notte di Natale, è l’amore di una famiglia: «Maria, Giuseppe e il bambino».
Nessuno dice che sia facile; facile non è stato neanche per la santa coppia di sposi che ha accolto il Salvatore: c’è la notte, il freddo, il buio, la paura, il rifiuto del mondo, la fatica, il dubbio, la fuga, la persecuzione... ma c’è anche, più forte, la certezza che il Signore è proprio lì, in mezzo a tutto questo, e nasce proprio lì, per rinnovare la promessa della Salvezza attraverso l’amore di un Figlio, di una coppia, di una famiglia. Vedere questo miracolo fa «glorificare e lodare Dio», fa annunciare «quanto del Bambino ci è stato detto», fa «custodire e meditare tutte queste cose nel cuore». Che il Natale ci insegni, nella nostra vita e di fronte a ogni vita, soprattutto le più indifese, il silenzio adorante e lo stupore che si fa preghiera, custodia, donazione. Buon Natale!