Egregio Direttore, da “vecchio” donatore di sangue con oltre 100 donazioni in 39 anni di onorato servizio all’Avis (1972-2011), apprendo con piacere che ora si parli di questo volontariato in quanto c’è di mezzo la salute del Papa, ma non dobbiamo dimenticare quanta gente bisognosa e non famosa ha ricevuto e continua a ricevere gratuitamente questo bene prezioso ed indispensabile che è il sangue da tutte queste anonime formichine sempre pronte a tendere il braccio nel segno della solidarietà.
ENZO BERNASCONI - VARESE
Caro Enzo, donare il sangue è un atto di generosità pura, un gesto semplice che può fare la differenza tra la vita e la morte per molte persone. In pochi minuti, con un piccolo sforzo, si può contribuire a salvare tante vite umane, dimostrando che la solidarietà è un valore concreto e tangibile.
Ben venga, dunque, che grazie al ricovero di papa Francesco tutti ci sensibilizziamo al tema. Infatti, il sangue non si può fabbricare in laboratorio, e l’unico modo per garantirne la disponibilità è affidarsi alla generosità dei donatori dell’Avis e di altre organizzazioni territoriali nate per questo fine.
Ogni donazione può aiutare persone in situazioni di emergenza, pazienti sottoposti a interventi chirurgici complessi, malati oncologici e chi soffre di patologie croniche del sangue. Basta pensare che, ogni giorno, migliaia di sacche di sangue sono necessarie negli ospedali per garantire cure e trattamenti salvavita.
Donare il sangue non fa male e porta anche benefici al donatore: aiuta a controllare la propria salute, con analisi periodiche gratuite, e dona una sensazione di benessere interiore, sapendo di aver fatto qualcosa di importante per gli altri. È un’esperienza che unisce, perché fa parte di una rete di altruismo che lega persone sconosciute in un abbraccio invisibile di speranza. Non servono superpoteri per diventare un eroe: basta un piccolo gesto, un’ora del proprio tempo e la volontà di fare del bene. Il Regno di Dio si costruisce sempre a partire dalla logica del dono.