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martedì 18 novembre 2025
 
Il blog di Gianfranco Ravasi Aggiornamenti rss Gianfranco Ravasi
Cardinale arcivescovo e biblista

SÈDEQ: giustizia, salvezza, fedeltà

Da questa radice ebraica deriva una costellazione di termini che hanno a che fare con la rettitudine, il diritto, l’onestà morale, ma indicano anche liberazione, pienezza, pace

 

Una premessa è necessaria. Nelle lingue semitiche è importante identi“ficare per ogni parola la sua radice di base, che è composta da tre consonanti. Attorno ad essa si costruiscono vari vocaboli. È il caso che vogliamo proporre: le tre consonanti s (che viene pronunciata come una z dura) – d q danno origine al verbo sadàq, «essere giusto», ai sostantivi sèdeq, «ciò che è giusto», e sedaqàh, «giustizia», e all’aggettivo saddîq, «giusto». Come è possibile vedere, si crea una costellazione di parole che assommano a 523 presenze nell’Antico Testamento e che si annodano a un concetto fondamentale anche per la nostra civiltà, la giustizia.

Bisogna subito aggiungere che il valore di questa parola – rispetto all’italiano – ha una gamma di colori diversi nel mondo della Bibbia, cioè copre più signi“cati. Certo, è rettitudine, diritto, onestà morale, ma è anche salvezza, liberazione, pienezza, pace, fedeltà amorosa, persino vittoria. Quelle tre consonanti che abbiamo sopra spiegato abbracciano e custodiscono in sé aspetti giuridici, morali, religiosi, generando un arcobaleno di valori che possiamo attribuire non solo all’uomo, ma anche a Dio.

All’uomo è imposto il dovere della giustizia sociale che ha la sua sede proprio nei tribunali. Ai giudici viene assegnato questo compito: «Ascoltate le cause dei vostri fratelli e decidete con giustizia fra un uomo e suo fratello o lo straniero che sta presso di lui» (Deuteronomio 1,16). Dio è il garante di questo valore morale supremo: «Tu ami la giustizia e detesti l’iniquità… Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, amore e fedeltà precedono il tuo volto » (Salmi 45,8; 89,15).

In questa luce si comprende l’insistenza dei profeti che ribadiscono il nesso profondo tra fede e giustizia, tra culto e vita giusta. Forte è la dichiarazione di Amos (VIII sec. a.C.): «Io detesto, respingo le vostre feste… Anche se mi offrite olocausti, io non gradisco i vostri doni… Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne» (5,21-24; raccomandiamo anche la lettura della potente pagina di Isaia 1,1-20). Dura è la condanna che Isaia infligge ai giudici corrotti che «assolvono per regali un colpevole e privano del suo diritto l’innocente» (5,23).

Anche i sapienti biblici affermano a più riprese la necessità di un’esistenza giusta perché «nella strada della giustizia è la vita… e la giustizia libera dalla morte» (Proverbi 12,28; 10,2). Il re-Messia, poi, verrà riconosciuto proprio perché «giudicherà con giustizia i poveri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese… Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia» (Isaia 11,4w-5). Anzi, il suo vero nome sarà, secondo Geremia, «Signore- nostra-giustizia» (23,6).

Ma, come dicevamo, la giustizia è una qualità di Dio stesso e non solo nel senso morale e sociale “finora descritto. La giustizia divina è anche la salvezza che si manifesta nella liberazione degli oppressi e nel sostegno dei poveri. Per questo spesso gli oranti invocano: «Nella tua giustizia salvaci, Signore!». E il fedele, come Abramo, «crede nel Signore che glielo accredita a giustizia» (Genesi 15,6). Concludiamo, allora, con la bellissima invocazione di Isaia che è divenuta il canto natalizio del Rorate caeli: «Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia» (45,8). Cielo e terra, Dio e umanità si incontrano nella giustizia-salvezza.


11 marzo 2021

 
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