Custodire la Grazia del Pane della Vita
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda»
Giovanni 6,53-55
«Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere» (Deuteronomio 8,2): si apre con questo invito la liturgia di questa domenica, dedicata alla Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. L’Eucaristia è «il Memoriale della morte e Resurrezione» di Gesù (Preghiera Eucaristica II): in essa si fa presente con la sua Carne il Signore della Vita e si rinnova ogni giorno, in ogni luogo e fino alla fine dei tempi, il Sacrificio della Croce e il Mistero della Pasqua del nostro Salvatore, in cui siamo immersi e da cui siamo redenti. Non si tratta di ricordare un evento storico ma di vivere un fatto che dà salvezza: il percorso che la Chiesa, Madre e Maestra, ci ha fatto seguire nel Tempo pasquale, domenica dopo domenica, ha messo sempre al centro l’Eucaristia, il “Sacramento della strada”, l’unico, insieme al Sacramento del perdono, che ci viene offerto ogni giorno, che ci accompagna, ci sostiene nella vita e ci rivela che siamo fatti per il Cielo; che siamo figli di un Padre buono e fratelli del suo Figlio, per grazia ripieni di Spirito Santo; che siamo Chiesa, comunità di redenti che avanza insieme, nella comunione, verso l’Amore perfetto. San Paolo precisa: la vera «comunione, con il Corpo e il Sangue di Cristo» sono «il calice della Benedizione che noi benediciamo» e «il pane che noi spezziamo»; essi ci fanno «benché molti, un solo corpo» (II lettura, 1Corinzi).
Il cammino che facciamo, la vita che ci è offerta gratuitamente e che continua infinita, è sempre Dono: nella I lettura (Deuteronomio 8) il Signore, per bocca di Mosè, fa memoria per il popolo dei quarant’anni nel deserto, della salvezza potente che ha messo in campo, senza tacere dei momenti di sofferenza e di prova. Dentro a quello che viviamo, anche se certe volte può sembrarci pervaso dal buio e privo di senso, c’è sempre la presenza di Colui che ci ama, provvede per noi e ci nutre: «i padri non conoscevano la manna che hanno mangiato»; Dio l’ha data, figura del Pane della Vita, «per farci capire che l’uomo non vive sotanto di pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore».
L’essenziale per la nostra esistenza non viene dai nostri sforzi, dal nostro impegno, dalla nostra fatica: come «gli uccelli del cielo» e «i gigli del campo» (cfr. Matteo 6,26ss.), anche noi siamo custoditi da “Colui che tutto move” (Dante, Paradiso, I, 1); Egli ha a cuore la nostra vita più di noi stessi (Matteo 7,9-11). Noi non siamo in grado di darci vita; è Dio che «ci sazia con fiore di frumento» e con «la sua Parola» che «corre veloce» (Salmo 147, Responsorio): la Parola eterna del Padre è Cristo, la Via, la Verità e la Vita, è Lui «il Pane vivo disceso dal Cielo» di cui siamo invitati a nutrirci ogni giorno, perché «se uno mangia di questo Pane vivrà in eterno». «Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la vita», ci ammonisce Gesù (Vangelo, Giovanni 6): custoditi dal Dono del suo Corpo, custodiamo insieme la Grazia e il Sacramento, magnum Mysterium, del Pane della Vita.