Il Dio della storia è sempre con noi
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Io sono con voi fino alla fine del mondo». Matteo 28,18-20
L’Ascensione di Gesù al Cielo nel suo vero corpo è una grande solennità che la Chiesa, sulla scorta di quanto testimoniato nelle Scritture, colloca 40 giorni dopo la celebrazione della Pasqua. Contempliamo compiutamente realizzata in Cristo, «che è la primizia» (1Corinzi 15,20), la chiamata di ogni uomo e ogni donna a rimanere in eterno nella Vita con il suo Creatore, non soltanto in una comunione spirituale ma con gli effetti concreti della Risurrezione, che salva la totalità dell’umano e preserva anche la corporeità dell’adam maschio e femmina, fatto a immagine e somiglianza di Dio e per questo prezioso, trascendente nella sua differenza rivelatrice. Il racconto dell’Ascensione è conservato negli Atti (I lettura): prima di salire al Cielo Gesù invita ad attendere a Gerusalemme l’effusione dello Spirito e assegna alla Chiesa, che è «il suo corpo, la pienezza di Colui che è il perfetto compimento di tutte le cose» (II lettura, Efesini 1), la missione di testimoniarlo «fino agli estremi confini della Terra». I Vangeli sinottici accennano in diversi modi all’evento; quest’anno ci guida Matteo, con la sua predilezione per i rimandi all’Antico Testamento e il riferimento capitale al “monte”, luogo collocato in alto e in disparte, dove si vive l’intimità con Dio. L’incontro con il Risorto e l’invio per la missione avvengono dunque «sul monte» indicato da Gesù, «in Galilea», dove Egli, per bocca delle donne che lo avevano visto risorto, aveva invitato i suoi a precederlo: invito questo fondativo per chiunque lo segua. Sempre dobbiamo tornare alla nostra Galilea, sulle rive del nostro lago di Tiberiade o sulla nostra via di Damasco, riportare il cuore al momento in cui il Signore ci ha chiamati, ci ha mostrato il Suo volto e noi «abbiamo lasciato tutto» (Matteo 19,23) per fare quello che ci chiedeva, perché «è bello per noi stare» con Lui (Matteo 17,4). Tornati in Galilea, sul monte, insieme, gli apostoli ricevono la conferma di quello che alcuni di loro, in un momento di speciale intimità, hanno visto sul Tabor: Gesù è Dio, gli è stato dato ogni potere in cielo e in terra, «regna sulle genti e siede sul suo trono santo» (Salmo 46, Responsorio).
IL SACRAMENTO DELLA STRADA
Al termine del Vangelo di Matteo l’Emmanuele, il “Dio con noi” annunciato fin dal principio (cfr. Isaia 7,14; Matteo 1,23), conferma che «è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo», in ogni situazione della nostra vita. È questa la certezza che ci consegna il Primo Vangelo: il Signore è con noi per sempre, con lo Spirito che ci ha dato e nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, memoriale della sua Passione, Morte e Risurrezione. Il racconto dell’Ascensione nota che, prima di salire al Cielo, Gesù, come in altri episodi evangelici successivi alla Pasqua, «si trovava a tavola con gli Undici ». Il sacramento della Mensa, che dice la sollecitudine del Padre, che prepara il
cibo per i suoi figli, la fraternità del Figlio, che spezza il pane nella casa con loro, l’Amore dello Spirito, che circola nella Trinità ed è effuso nella Chiesa, è il Sacramento della Strada: camminiamo con Cristo con fiducia e gioia, sapendo che Egli «è con noi» e «verrà allo stesso modo in cui» la Chiesa apostolica «lo ha visto andare in Cielo».