Cambiare lo sguardo sul nemico per arrivare ad amarlo
«Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male». Luca 6,27-28
Nel Vangelo di Luca (6,27-38) di questa domenica troviamo un’altra parola sconcertante di Gesù: «Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano». È una parola scandalosa per almeno due motivi: perché è impraticabile (come si può amare il nemico che è il non amabile?) e perché contraddice il nostro consolidato buon senso. Sappiamo bene che le sue parole sono perfettamente coerenti con il suo modo di sentire e di agire. Per i nemici egli ha pregato e per Giuda, il traditore, ha avuto fino all’ultimo espressioni di affetto, tanto da chiamarlo “amico” anche al momento dell’arresto.
L’insegnamento di Gesù è chiaro: «Se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta?». Senza gratuità non si costruisce un mondo nuovo, ma si assiste alla ripetizione di un mondo vecchio.
In un mondo in cui tutto è regolato dalla logica del mercato, del dare e dell’avere, del comprare e del vendere, anche l’amore non sfugge a questa logica: io amo chi mi ama, faccio favori solo a chi mi ha beneficato oppure se ho speranza di avere la risposta della gratitudine.
Come è possibile uscire da questi ristretti confini e amare perfino il nemico? Anche il Signore sa che non è facile, tanto che invita a pregare: «Pregate per coloro che vi maltrattano». Solo se cambio il mio sguardo su chi mi è nemico, posso arrivare ad amarlo, a poco a poco. Ma questo non è possibile senza pregare. È nella preghiera che posso capire che il mio nemico non è anche nemico per Dio: è soprattutto un fratello per cui Cristo è morto.
Nella prima lettura (1Samuele 26,2.7-9.12-13.22.23) ci è raccontato un episodio in cui Davide dimostra magnanimità nei confronti del nemico Saul, che voleva la sua morte: lo risparmia e gli riserva una grande generosità. In questo modo il giovane Davide, che diventerà re di Israele e prenderà il posto di Saul, dimostra di essere il degno antenato del Messia ed è una figura cristologica: annuncia il Cristo, vero Figlio dell’Altissimo che è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Si diceva prima che con la preghiera queste verità possono essere più facilmente comprese e assimilate. È certo comunque che il tema dell’amore gratuito sarà sempre arduo da affrontare e da capire. Ma ci conforti un poco il pensiero che il Signore non ci impone di praticare questi paradossi evangelici ponendo condizioni rigide o scadenze ultimative: si tratta di un programma da attuare a poco a poco, fino all’ultimo giorno della nostra vita.
In questo graduale e progressivo processo di conversione anche le piccole conquiste sono importanti, perché per il Signore c’è sempre il molto anche nel poco. Dio ha sempre fiducia in noi. Può darsi che a volte la sua parola ci faccia paura e ci siamo chiusi all’ascolto. Magari però ci capiterà di risentirla un giorno, forse non soltanto con rispetto, ma anche con docile, gioioso consenso.