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lunedì 14 ottobre 2024
 

XI Domenica dopo Pentecoste - 8 agosto 2021

Il lezionario di questa domenica prende l’avvio dal “ciclo di Elia”, un profeta che compare improvvisamente nel Primo libro dei Re, quello che abbiamo iniziato a leggere dalla scorsa settimana. Elia fu attivo nel regno di Israele nel IX sec. a.C., ed è il protagonista di quattro narrazioni. La prima è originata dal fatto che nella monarchia del Nord, dove allora regnava l’iniquo re Acab, si era insinuata l’idolatria, importata dalla sua sposa, Gezabele, †glia del re di Sidone, che adorava Baal. La sfi†da di Elia era iniziata, in verità, quando questi aveva chiesto a Dio di non far piovere più. Poiché Gezabele venerava divinità della natura, Elia emette un severo decreto di giudizio per mostrare da quale Dio vengono l’acqua e la vita: «In questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo comanderò io» (1Re 17,1). Nella pagina di oggi, invece, si legge della famosa s†fida vinta contro i sacerdoti di quel culto, sul monte Carmelo, la splendida catena montuosa che aff—accia sul Mediterraneo.

Un’altra parte del ciclo di Elia viene invece ripresa nella Lettera ai Romani, ed è quella in cui il profeta, che deve fuggire da Gezabele, si lamenta con Dio perché gli Israeliti hanno abbandonato l’alleanza e ucciso i profeti per dedicarsi a Baal (1Re 19). L’Apostolo, in tal modo, vuol dire che se anche il popolo di Dio è stato a volte infedele, Dio non lo ha ripudiato, e continua ad amarlo. Anzi, attraverso la debolezza di Israele Dio ha esteso l’elezione anche ai pagani, a coloro, cioè, ai quali si sta rivolgendo Paolo con il suo scritto.

Quanto è lontana questa logica dal nostro abituale modo di pensare! Mentre noi immaginiamo che dopo un peccato o dopo un errore non vi possano essere redenzione, perdono, speranza, invece per Dio non è così: dal male, Dio può far venire un bene, e la misericordia ha la meglio sul male che gli uomini compiono, come si legge nella parabola che Gesù, ormai a Gerusalemme, racconta ai suoi antagonisti. Questi, «i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo», che criticano Gesù perché compie delle azioni senza averne – credono essi – l’autorità (Matteo 21,23), sono rappresentati come quei contadini che non vogliono restituire al proprietario i frutti della vigna, che nella simbolica biblica è Israele.

È vero, arrivati †fino al punto di uccidere il †figlio del padrone, meritano una punizione, ma in realtà la parabola non †finisce così: Gesù dice che «la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo ». È la meraviglia che parte dalla misericordia di un Dio che fa di tutto per amore.

Due chiarimenti sono importanti. Il padrone della vigna, il Padre, non ha mandato il †figlio a morire, ma l’ha inviato al suo popolo sperando che si convertisse e il †figlio venisse risparmiato. Ciò non è accaduto, e Gesù ha accettato di dare la sua vita, per amore. In†fine, il regno di Dio non è tolto a tutto Israele, ma solo alle autorità che osteggiavano Gesù: ora sta ai cristiani, a noi, fare in modo che il Regno non ci venga tolto a causa delle nostre infedeltà.


05 agosto 2021

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