ACCOGLIERE LA PAROLA SENZA RESISTENZE
Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno». Matteo 13,1-23
Questa domenica ascoltiamo la principessa di tutte le parabole, come dice Gesù altrove: «Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole?» (Mc 4,13). È la storia di uno stesso seme che produce risultati differenti. Compaiono sei esiti diversi, di cui tre negativi e tre positivi secondo diverse gradualità. Il seme può cadere sul sentiero, sul terreno roccioso o in mezzo alle spine, oppure dare frutto del trenta, del sessanta o del cento per uno.
Alle folle Gesù non dice altro, chi ha orecchi intenda. Ma nessuno intende, eccezion fatta per i discepoli che chiedono il perché di questa comunicazione apparentemente semplice ma in realtà criptica.
A loro, dopo una austera citazione del profeta Isaia e una considerazione sulla loro fortunata ventura, arriva finalmente la chiave, e allora comprendono. La parabola, infatti, è una comunicazione che va decodificata, ma per farlo bisogna avvicinarsi al maestro che l’ha consegnata.
È qui il fuoco del discorso: nessuno capisce la parabola tranne chi stabilisce una relazione con Gesù. Allora si illumina il fatto che se il Signore manda una parola – che può anche essere nascosta negli eventi della nostra vita, che celano un disegno provvidenziale – c’è da superare dei filtri, perché la si ascolti veramente.
La parola può trovare una strada battuta e impenetrabile, che è la realtà di chi non capisce e continua ad andare per la sua strada. Sorpresa: il fatto di non capire non autorizza a rifiutare. Molte volte Dio ci deve dire cose che non capiamo, e dobbiamo lasciarci portare in quel che non capiamo, per poter arrivare alla meta e non restare mediocri quanto il nostro cervello. Maria ad esempio custodiva nel cuore le parole che non capiva (cfr. Lc 2,50-51).
LA VERIFICA DELLE TRIBOLAZIONI.
La parola può suscitare anche entusiasmo – è il caso del facile germoglio della terra vicina alla pietra che lì per lì è più umida – ma l’entusiasmo si frantuma di fronte alla realtà che sa essere ostica, come quando esce il sole e l’umidità svanisce. Infatti: sono le difficoltà che rendono autentico l’ascolto, sono le tribolazioni che verificano se uno sta veramente accogliendo oppure si era fatto un film, come si dice.
La parola infatti può dirci non solo qualcosa che non capiamo ma forse anche qualcosa che non si rivela secondo i nostri gusti. Anche in questo caso bisogna dire: se Dio vuol fare con noi un cammino adulto, non ci può dire solo quel che ci piace, sennò ci lascia esattamente dove siamo già. La parola può patire pure un’accoglienza ambigua: ti ascolto, ma ascolto anche altro. Noi siamo gli artisti dell’ottimizzazione, e così siamo i cultori della mediocrità. La parola di Dio non va d’accordo con il mondo, ossia con l’economia, perché è secondo l’amore e non secondo il profitto, che è il suo contrario. Dio ci può chiedere rinunce, e l’amore le chiede molto spesso. C’è poco da fare: bisogna smettere di difendersi davanti alla Parola. Conviene dire con Maria: «Avvenga per me secondo la tua parola», e togliere ogni resistenza. Accogliere la Parola senza resistenze Il Cristo paleocristiano e bizantino spesso troneggia sopra questo segno cosmico di pace e di alleanza, che diventa, così, espressione della grazia e dell’amore di Dio di don Fabio Rosini IL VANGELO DELLA FAMIGLIA 28