Essere fecondi grazie all’intimità con Dio
Marta disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Luca 10,40-42
Nella liturgia di questa domenica sono protagoniste tre donne, tra loro diverse ma tutte capaci di fecondità: Sara, moglie di Abramo (I lettura), Maria e Marta (Vangelo), sorelle di Lazzaro (Giovanni 11). Le letture insegnano che “abitare nella tenda del Signore” (Salmo 14, responsorio), vivere in intimità con Lui, accogliere la sua amicizia significa trovare “unità” nelle molteplici dimensioni della nostra quotidianità, essere in Lui “perfetti” e generativi. Nella vita di ogni cristiano, alter Christus, è ogni giorno “manifestata” “in mezzo alle genti” “la gloriosa ricchezza di questo mistero”: “Cristo in noi, speranza della gloria” (II lettura). Quale sublime vocazione! In me, in te, in ogni battezzato, per grazia abita Dio (cfr. Galati 2,20), che in noi agisce operando meraviglie “perché il mondo creda”, “perché tutti siano uno” (Giovanni 17,21).
La salvezza si manifesta in Abramo e Sara, coppia benedetta e “visitata” da Dio Trinità: mentre il patriarca “siede all’ingresso della tenda”, affaticato dal caldo e sfiduciato dal protrarsi dell’attesa di un figlio promesso da Dio e mai arrivato (c’era Ismaele, ma non era un figlio di Sara!), compaiono “tre uomini”: Abramo riconosce che è Dio, si prostra, chiede al Signore di rimanere con lui, lo onora con ogni mezzo di cui dispone; coinvolge Sara, sua moglie, perché insieme, uomo e donna, adorino il Signore a immagine del quale sono fatti. E la benedizione di Dio, che è sempre vita in abbondanza, già promessa ad Abramo (Genesi 12 e 15) e a entrambi (17), è ora rinnovata nella sposa anziana e sterile: nascerà Isacco, “sorriso di Dio”, unigenito della coppia, prefigurazione del Figlio Gesù, primizia di una salvezza che, passando nelle generazioni umane, attraverserà e trasformerà la storia. Il Signore arriva “nella tenda” di Sara e Abramo e vi prende dimora, elargendo, in Isacco, la vita che è Lui stesso, in una giornata della loro quotidianità: i due hanno la capacità di comprendere di essere visitati da Dio.
VISITATI DA DIO
Gesù arriva a casa di Marta e Maria in una giornata qualunque. Lo stesso avviene a noi: ogni giorno Egli viene, nell’ordinario, quando anche ci sentiamo stanchi e scoraggiati, e porta la novità della sua salvezza. Sappiamo riconoscere che ci sta visitando “nell’ora più calda del giorno” (Genesi 18,1)? O la stanchezza, gli impegni, lo scoraggiamento, la fatica di gestire tutto ci distolgono dalla benedizione della sua visita? Sappiamo come Abramo e Sara, come Marta e Maria, onorarlo, farlo restare con noi? Sappiamo riconoscere e scegliere “la parte buona”, “sederci ai piedi di Gesù” e “ascoltare la sua parola”? Non si tratta di andare chissà dove, cercare Dio in posti lontani, fare cose straordinarie nè di trascurare il nostro quotidiano, ma di gustare in esso la sua presenza, rimanere con Gesù mentre siamo immersi nella nostra vita, fermarci in intimità con il Signore dentro la nostra storia, nella nostra casa, tra le nostre cose e con i nostri cari: Egli viene per dare unità nella nostra esistenza, perché non si disperda in mille rivoli ma sia fissa “dove è la vera gioia”, sia “una cosa sola”, “di cui c’è bisogno” (Luca 10,42), e in questo sia feconda.