Il discernimento verso il vero bene
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo» Matteo 13,44
La liturgia odierna pone l’accento sulla capacità di discernere, vedere e scegliere il Bene, compito affidato a ogni persona, fatta a immagine di Dio e dotata di un’intelligenza in grado di conoscere, comprendere, decidere: è in ciascuno di noi una scintilla della bellezza del Creatore, che ci invita a custodire e coltivare quanto ricevuto perché, formati e orientati al Bene, sappiamo desiderare e scegliere ciò che è buono, individuando e custodendo il vero Tesoro, che sempre è «il regno di Dio e la sua giustizia»: trovato questo, «tutte le altre cose ci saranno date in aggiunta» (Matteo 6,33). Le parabole del Regno, che mettono al centro proprio il Regno di Dio e la chiamata comunitaria a essere Chiesa, insistono oggi sulla capacità di riconoscere ciò che è più prezioso: «il regno è simile ad un tesoro nascosto in un campo», «ad un mercante che va in cerca di perle preziose», «ad una rete gettata nel mare»; dimensioni che possono sfuggire a una vista superficiale, sicché tutto vi può rientrare, in bene o in male: per individuare ciò che è prezioso in questi contesti occorre la capacità di giudicare e discernere, la disponibilità di un cuore che desidera la pienezza ed è disposto ad abbandonare quello che sembra di valore ma in realtà non ha nessun significato se messo di fronte alla realtà e alla felicità del Regno. La vera Sapienza, che ci consente di giudicare rettamente, non viene dal nostro impegno o dal nostro studio, ma è dono di Dio, espressione del suo Spirito su di noi: Egli la offre agli umili, nascondendola «ai sapienti e agli intelligenti», e apprezza un cuore «capace di ascoltare», che non si stanca di chiedere il dono del discernimento. È quanto fa Salomone (I lettura, 1Re 11) che, diventato re ancora molto giovane, assume il compito affidatogli e ne riconosce la gravosità, chiedendo a Dio «un cuore saggio e intelligente, per rendere giustizia al popolo e distinguere il bene dal male». Non c'è perla di maggior valore né tesoro più prezioso: è questa «l'eredità del Signore»; «meravigliosi sono i suoi insegnamenti, la sua parola illumina e dona intelligenza ai semplici» (Salmo 118, Responsorio). San Paolo (II lettura, Romani 8) conferma: mentre noi cerchiamo con ardore la Sapienza che conduce al vero Bene, dobbiamo essere certi che «tutto concorre al Bene per quelli che amano Dio, chiamati, secondo il suo disegno, a essere conformi all’immagine del Figlio suo, primogenito tra molti fratelli». C’è un Padre che ci ama e non vuole che alcuno dei suoi figli si perda; è Lui che con amore ci cerca e può far diventare «ogni scriba» vero «discepolo del regno», trasformato da schiavo in «padrone di casa», «che estrae dal suo tesoro» sempre «cose nuove e cose antiche». L’incontro col Risorto, che rende «nuove» tutte le «cose», non distrugge il patrimonio di sapienza che fa la storia di un popolo e di ogni persona, ma lo vivifica con la pienezza creativa e liberante dello Spirito, che sempre dà la Vita.