Liberatore dei poveri e di ogni vittima
«Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto
per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Marco 10,35-45
Ancora la questione del potere e dei posti nel futuro Regno, una domanda che rivela da una parte la stonatura di questa reazione alle parole appena pronunciate da Gesù sulla sua passione, dall’altra l’incomprensione che continua sulla natura del Regno che Gesù è venuto a portare sulla terra.
Marco insiste molto sull’incomprensione degli apostoli, che continuano a non capire nonostante trascorra il tempo passato accanto a Gesù. C’è qualcosa di profondo in questo contrasto tra le parole di Gesù e la dura cervice degli apostoli, che non può essere solo redazionale e attribuita a Marco, qualcosa di importante che risale all’esperienza storica di Gesù con i suoi discepoli più vicini. Questi fecero molta fatica a capire la natura della salvezza portata da Gesù, e furono influenzati, come abbiamo accennato, dalle varie teorie messianiche che circolavano in Palestina.
Inoltre, è verosimile che queste incomprensioni che portavano a richieste bizzarre e in contrasto con la logica del Regno dei cieli avessero ingenerato conflitti e malcontenti tra i Dodici, come riporta esplicitamente questo brano che mette i due fratelli in contrasto con gli altri dieci. Forse i figli di Zebedeo erano in buona fede, nondimeno denunciano di non aver capito la natura e la missione di quel Gesù che amavano e per il quale avevano lasciato tutto – si può lasciar tutto per una vocazione e non capire chi stiamo seguendo.
Una nota-excursus la merita la conclusione del discorso di Gesù sul “riscatto”. Il riscatto degli schiavi o dei debitori (che spesso erano la stessa cosa) è un grande tema biblico, che attraversa molti libri. Qui non è in gioco un rigurgito di teologia retributiva, che vede nel sangue di Gesù il prezzo da pagare al Padre per poter perdonare l’umanità peccatrice, anche se una certa teologia medioevale lo ha fatto, influenzando molto la liturgia e la pietà popolare fino a tempi molto recenti. No: Gesù ha criticato questa teologia economica in tutta la sua vita.
IL RISCATTATORE
Qui Gesù diventa il goel invocato da Giobbe («Io so che il mio riscattatore [goel] è vivo e che alla fine si alzerà sopra la polvere!»: Gb 19,25). Gesù è il nuovo Boaz che riscatta Rut e il terreno di Noemi (Rut, cap. 4), è il liberatore dei poveri e delle vittime della storia.
L’economia del “riscattatore” è quella di chi vede benedizioni dentro le ferite, beni dentro mali, e che si nutre dei terreni scartati dagli altri perché considerati non convenienti a causa delle persone a essi associati. Ieri, e oggi quando una vera e propria economia alternativa vive e cresce perché è capace di vedere negli scarti degli altri un valore, e capire che le Rut sono benefici nascosti dentro l’involucro dei costi. Dentro le carceri, nelle terre delle mafie, nei luoghi del dolore, tra le spigolatrici migranti e stagionali dei campi di lavoro.
Il Vangelo ci invita a diventare riscattatori di vittime e di poveri. È questo il suo messaggio. Farsi ogni giorno goel di qualcuno. È questo il potere-deponente del Regno dei cieli.