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venerdì 16 maggio 2025
 
Rito romano Aggiornamenti rss don Gianni Carozza

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (ANNO B) - 13 ottobre 2024

Guardàti e amàti

fin dal principio

Lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Marco 10,21-22

 

Lo sguardo del Signore, che ama e sempre benedice, è al centro dell’odierna liturgia festiva. Nel Vangelo di oggi ritroviamo quello sguardo che dona la vita: è Gesù, il Figlio- Dio, che “guarda”, prima (v. 21) «un uomo» che «gli corre incontro, gli si getta ai piedi in ginocchio » e gli rivolge la parola; poi (v. 23), «attorno», tutta la folla; infine (v. 27) «i discepoli, sconcertati» da quanto Gesù ha detto di fronte alla reazione di quell’uomo, che lo ha chiamato «buono» (agathòs, con una sfumatura differente da quella della creazione) e gli ha domandato «che cosa fare per avere la vita eterna» ma, pur invitato nel novero dei discepoli, non ha trovato il coraggio di seguirlo.

Capiamo dal contesto che si tratta di un uomo fortunato: ha beni e ricchezze, ma «una cosa gli manca»: la capacità di donare senza riserve, la carità che salva; Gesù, comunque, «lo guarda e lo ama»: non sappiamo come sia proseguita la parabola umana di quest’uomo che ha incontrato il Signore, che ha voluto raggiungerlo e parlargli anche solo per un istante, ma possiamo essere certi che, per tutta la sua esistenza, egli ha portato con sé l’esperienza dello sguardo benedicente di Colui che è la Vita, dà la Vita e dal principio cerca e attende nella sua casa ogni creatura.

C’è un amore potente, che trabocca, che arriva al dono perfetto, che può cambiare la storia, in quegli occhi che, da sempre, fin dal concepimento e lungo l’esistenza, si posano su di noi qualunque cosa pensiamo e facciamo! Non è mai lo sguardo amorevole di Dio a smettere di cercarci: Egli, Padre buono, che ci vuole liberi e nella nostra libertà ci ama e ci desidera immensamente, scruta l’orizzonte nella trepidante attesa che torniamo là dove possiamo avere gioia piena (cfr. Luca 15); siamo noi, dalla creazione e «lungo la strada» dell’esistenza, che troppo spesso ci al- lontaniamo, «scuri in volto e rattristati», «nascondendoci » (cfr. Genesi 3,10) per perseguire quelle che ci sembrano le «molte ricchezze» del contingente!

Ma «non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, tutto è nudo e scoperto agli occhi di Lui» (II Lettura, Ebrei 4): la vera ricchezza è, in ogni tempo, rimanere alla sua Presenza, «camminare sotto i suoi occhi» come hanno fatto, nella storia della salvezza, tutti i patriarchi, benedetti dal suo sguardo che ama e dà la Vita. Le ricchezze della terra, al confronto, valgono «un nulla »; l’unico vero bene è l’amicizia con Dio, sorgente della Sapienza: «Lo splendore che viene da lei non tramonta, con lei vengono tutti i beni, nella sua mano è una ricchezza incalcolabile» (I Lettura, Sapienza 7). Questo è il dono che chiede il Salmo 89 (Responsorio): solo l’amore di Dio sazia i giorni dell’uomo e li rende infiniti in Lui! La preghiera di saperli «contare» mostra il desiderio dell’umiltà e della «sapienza del cuore», che offre discernimento e disponibilità alla costruzione del Regno: solo Dio «rende salda per noi l’opera delle nostre mani», senza di Lui lavoriamo e fatichiamo invano. È l’esperienza dei Dodici: a loro, e a ciascuno di noi, se sappiamo come loro «lasciare tutto e seguire» Gesù, è assicurato, «già ora, il centuplo in case, fratelli, sorelle, madri, figli, campi, e la vita eterna nel tempo che verrà».


10 ottobre 2024

 
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