I tempi della fine,
la luce della fede
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
Marco 13,28-29
Meditiamo nella penultima domenica del Tempo ordinario dell’anno B la sezione finale del discorso escatologico che Gesù, in Marco, pronuncia sul finire del terzo giorno della grande settimana della Re- denzione: uscito dal Tempio di Gerusalemme, dopo le dispute con i diversi notabili, il Signore si reca con i discepoli al Monte degli Ulivi. Alla vigilia della Passione, prima di tornare per l’ultima volta a Betania ove riceverà l’un- zione da una donna senza nome, capace di riconocerlo vero Re e vero Dio (Marco 14,3-9), Gesù ricerca il silenzio, la pace, l’intimità con i suoi; guarda il Tempio da lontano, stando «seduto», in atteggiamento autorevole, di giudizio e di profezia, perché Egli è il Figlio cui tutto è stato sottomesso: «Avendo offerto un solo sacrificio per i pec- cati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi» (II Lettura, Ebrei 10). Sollecitato dai discepoli fratelli, «Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea, in disparte» (Marco 13,3), sul giorno e sull'ora in cui avverrà la catastrofe che ha profetizzato (Marco 13, 1-2), Il Signore sceglie di parlare apertamente a tutti i suoi, ribadisce che a nessuno spetta conoscere quel giorno e quell’ora se non al Padre, e invita a custodire umiltà e mansuetudine, preparandosi piuttosto con perseveranza al «principio dei dolori del parto: vi porteranno nei tribunali, vi percuoteranno nelle sinagoghe, per causa mia dovrete comparire davanti a governanti e re, per rendermi testimonianza dinanzi a loro» (Marco 13,8-9).
«Verranno falsi messia e falsi profeti che faranno segni miracolosi per ingannare, se possibile, anche quelli che Dio si è scelto: ma io vi ho avvisati in tutto» (Marco 13,22). «Dopo queste tribolazioni vedranno il Figlio dell’Uomo venire tra le nubi, con grande potenza e splendore»: Gesù, adoperando l’im- magine dell’albero di fico, invita tutti noi, senza mezzi termini, ad essere vigilanti, capaci di riconoscere «l’accadere di queste cose» e di discernere i segni dei tempi per scrutare all’orizzonte l’arrivo del giorno nuovo, proprio come siamo capaci, sulla scorta delle nostre conoscenze, di individuare con prontezza i segnali che lo scorrere quotidiano della vita ci trasmette (malattie, agenti atmosferici) per intervenire di conseguenza.
«In quel tempo sorgerà Michele, il grande principe, che vigila sui figli del tuo popolo: sarà un tempo di angoscia; sarà salvato chiunque si troverà scritto nel Libro. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come stelle per sempre» (I Lettura, Daniele 12): le profezie degli ultimi tempi, afferenti al genere apocalittico, nella sensibilità biblica non sono pensate per generare paura e immobilismo, ma per consolidare e rinnovare la fede in Colui che è stabile per sempre, per orientare a compiere il bene e a diffondere la giustizia.
Gesù assicura: «Cielo e terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Vangelo, Marco 13,31). È questa l’ultima pericope del Vangelo di Marco che ci viene offerta nell’anno B: l’evangelista, accompagnandoci quasi alle porte dell’Avvento, ci consegna la speranza certa in Cristo Risorto, che è, che era, che viene! Dio «è mia par- te di eredità e mio calice: non abbandonerà la mia vita negli inferi; mi indicherà il sentiero della Vita, gioia piena alla sua presenza, dolcezza senza fine alla sua destra» (Salmo 15, Responsorio). drea, in disparte» (Marco 13,3) sul