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Dal 2022 Agnese Pini dirige il Quotidiano Nazionale (il gruppo che riunisce Il Giorno, Il Resto del Carlino e La Nazione); da poco è stata pure nominata presidente della casa editrice Longanesi. Ma non è per la sua brillante carriera che la intervistiamo su Credere, bensì per aver raccontato – nel recente libro La verità è un fuoco (Garzanti) – una storia che incrocia ricordi e affetti familiari con un travaglio che ha molto a vedere con la fede. Immaginate una ragazza di 13 anni che, frugando in un cassetto di casa, scopre casualmente un album fotografico con la scritta «don Pini» sulla copertina e, all’interno, le foto di un giovane sacerdote: suo padre Adriano. Immaginate la sorpresa di Agnese e la cascata di emozioni e di domande che una scoperta del genere mette in moto.
Da quel lontano febbraio 1998 Agnese ha cominciato ad arrovellarsi su suo padre (diventato insegnante di Lettere all’istituto di Ragioneria a Carrara, dopo aver lasciato il ministero nel 1977) e sul suo misterioso passato («Il tuo segreto è stato per me, a lungo, come un lento morire», si legge nel libro). Finché l’Agnese adulta, giornalista di successo, già autrice di Un autunno d’agosto (Chiarelettere 2023), decide di fare i conti con la storia sua e della sua famiglia: ripercorre i luoghi in cui il padre ha vissuto il suo sacerdozio e quelli dove ha conosciuto sua madre, interpellando testimoni e conoscenti. E, alla fine, trova pure il coraggio di raccontare a papà del libro che scriverà su di lui.
«Le scelte radicali sono complicate, perché interrogano la coscienza e portano persino a mettere in discussione le regole», ci dice Pini. «Non è un passaggio indolore, perché alla scelta equivale una rinuncia. Scegliendo mia madre (ma lo stesso vale al contrario), mio padre ha rinunciato a moltissime cose. C’è solo una forza in grado di farti lasciare tutto ed è l’amore: una forza potentissima, che spaventa, persino. Ed è il motivo per cui noi tendiamo a non vederlo. Nel mio libro cito sant’Agostino che in un’omelia sull’amore di Dio per noi (Discorsi, n. 34) scrisse “l’amore non lo vede nessuno”. È così. Non c’è niente come l’amore che riesca a mettere in discussione tutto. Anch’io tendevo a non vedere questo amore, pur avendolo sotto gli occhi. Anzi, pur essendo io il frutto di quell’amore».
(foto in alto: Yuma Martellanz)
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