L’Italia come Dorian Gray che, nello specchio dell’estero, vede il suo volto più giovane. Sono sempre di più i ragazzi che decidono di andare via dall’Italia senza più farvi ritorno. Il Rapporto italiani nel Mondo, giunto alla ventesima edizione, ricorda che, dopo il rallentamento dovuto al Covid, nel biennio 2023-2024 si registrano esodi mai verificatisi prima: 114 mila espatri contro appena 61 mila rimpatri, con un saldo negativo di 53 mila persone nel primo dei due anni mentre nel 2024 gli espatri aumentano di 42 mila unità, pari a un +36,5%, mentre i rientri diminuiscono di 9 mila (-14,3%). Il risultato finale è un saldo migratorio di -103 mila individui, il più basso di sempre. Nel 47,9 per cento dei casi si tratta di persone tra i 18 e i 34 anni. L’Italia fatica a trattenere giovani, competenze e interi nuclei familiari a vantaggio, soprattutto, di altri Paesi europei. La Fondazione Migrantes cui si deve, grazie alla lungimiranza dell’allora direttore, monsignor Luigi Petris, l’idea del Rapporto, sottolinea che nel 2006, quando il volume vide la luce per la prima volta, in Italia erano nati 560mila bambini, mentre oggi la cifra è diminuita a 340 mila. Sempre nel 2006 gli italiani espatriati erano stati 82 mila, mentre, a distanza di 20 anni, sono raddoppiati. Una “diaspora nazionale” che impoverisce il nostro Paese anche perché, a differenza di altri Paesi europei dove c’è una mobilità circolare e, dunque, si parte anche per tornare, in Italia difficilmente si rientra. «L'estero», sottolinea il Rapporto, «è visto come acceleratore di competenze e reti professionali che in Italia faticano a trovare spazio. La mobilità va interpretata non come eccezione, ma come parte di un ecosistema globale di formazione e lavoro. Nel 2024 il 73,7% dei nuovi emigrati italiani si è diretto verso altri Paesi europei», ma, appunto, mentre gli altri giovani europei, alla fine tornano nei loro luoghi di origine, «la circolarità che caratterizza la mobilità intraeuropea non riguarda l'Italia». Uno squilibrio che «alimenta il depauperamento demografico e sociale dei territori, soprattutto nel Mezzogiorno e nelle aree interne già colpite da carenze strutturali. Per gli esperti, la risposta non può essere emergenziale: serve rigenerare i territori valorizzare le sperimentazioni già in corso e ridurre disuguaglianze che scoraggiano il radicamento».

In questo saldo negativo tra italiani che partono e non ritornano e calo demografico si inserisce anche la crescente scarsa attrattività del nostro Paese per i migranti. Responsabilità anche delle politiche migratorie che, secondo monsignor Gian Carlo Perego (nella foto), sono sempre di più frutto di uno «strabismo legislativo». Il presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei e della Fondazione Migrantes, presentando il Rapporto Italiani nel mondo 2025, ha infatti ribadito che «questa Italia non può avere come risposta solo il decreto legge del 28 marzo 2025, convertito nella Legge n. 74 del 23 maggio 2025, che ha introdotto modifiche al principio dello ius sanguinis, limitando la cittadinanza automatica a due generazioni di discendenza, con qualche eccezione. Al contempo, è stato bocciato un referendum sulla riduzione dei tempi della cittadinanza da 10 a 5 anni, anche per il 65% dei bambini nati in Italia da genitori di altre nazionalità e che frequentano le nostre scuole: uno strabismo legislativo che penalizza il nostro Paese».

Inoltre MIgrantes invita a non parlare di «fuga dei cervelli». Solo il 31,8% degli espatriati italiani del 2024 è laureato. La maggioranza (67,2%) ha un titolo di studio medio-basso. Il Rapporto sfata dunque l'idea che a partire siano soltanto profili altamente qualificati: «Continuare a parlare solo di "cervelli" nasconde la ricchezza dei percorsi e svaluta i talenti non accademici. Il fenomeno ricorda la Grande Emigrazione, quando gli italiani erano bollati come "ignoranti" pur contribuendo a trasformare economia e società in tutto il mondo. Il titolo di studio non misura il valore di una persona nel mondo».

Il Rapporto ricostruisce la mobilità italiana dal 2006 a oggi attraverso analisi, statistiche e 22 saggi provenienti dai cinque continenti.

Nella foto di copertina un momento della presentazione del Rapporto. Al tavolo, da destra, Roberto Inciocchi (Rai), Delfina Licata (Fondazione MIgrantes), Manuela Perrone (Il Sole 24 Ore), Paolo Lambruschi (Avvenire)