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La questione di Gaza e il genocidio denunciato da più parti, anche all’interno della Chiesa. La dottrina cristiana sulle persone Lgbtq. I rapporti con la Cina. Gli abusi del clero. La politica migratoria degli Stati Uniti, la situazione finanziaria della Santa Sede, l’IA, le fake news.
Sono tanti i temi affrontati da papa Leone XVI nella sua prima intervista, che risale alla fine di luglio scorso, alla giornalista di Crux, Elise Ann Allen, contenuta nel volume, in spagnolo, León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI, in libreria dal 18 settembre per Penguin Perù, e della quale erano stati anticipati alcuni stralci il 14 settembre scorso, nel giorno del 70° compleanno di Prevost.
Ecco cosa ha detto il Papa.
Gaza e il genocidio
«La parola genocidio viene usata sempre più spesso. Ufficialmente, la Santa Sede non ritiene che si possa fare alcuna dichiarazione in merito in questo momento. Esiste una definizione molto tecnica di cosa potrebbe essere il genocidio, ma sempre più persone sollevano la questione, tra cui due gruppi per i diritti umani in Israele che hanno rilasciato questa dichiarazione». L'intervista è stata rilasciata da Leone XIV alla fine di luglio. In queste settimane si sono susseguiti gli appelli, duri e decisi, per chiedere la fine della guerra nella Striscia e di tutelare il popolo palestinese. L'ultimo nell'udienza generale del 17 settembre in cui Leone ha espresso la sua «profonda vicinanza al popolo palestinese a Gaza, che continua a vivere nella paura e a sopravvivere in condizioni inaccettabili, costretto con la forza a spostarsi ancora una volta dalle proprie terre».
Gaza e le pressioni su Israele
«Sulla situazione a Gaza, Israele non risponde neanche agli appelli degli Stati Uniti», dice il Papa, «anche con una certa pressione, non so quanto grande sia stata dietro le quinte, ma anche dagli Stati Uniti, che sono ovviamente la terza parte più importante che può esercitare pressioni su Israele. Nonostante alcune dichiarazioni molto chiare del governo degli Stati Uniti, recentemente del presidente Trump, non c'è stata una risposta chiara in termini di ricerca di modi efficaci per alleviare le sofferenze della popolazione, degli innocenti di Gaza e questo è ovviamente motivo di grande preoccupazione». Papa Leone parla di un futuro «molto difficile», «soprattutto per i bambini», che soffrono non solo la povertà ma «addirittura anche la fame» e non basterà dare loro solo del cibo. «Avranno bisogno di molto aiuto, assistenza medica e aiuti umanitari, per ribaltare davvero la situazione, e al momento sembra ancora molto, molto grave».
La politica degli Stati Uniti e il rapporto con Trump
«Il fatto che io sia americano significa, tra le altre cose, che la gente non può dire, come hanno fatto con Francesco, “lui non capisce gli Stati Uniti, semplicemente non vede cosa sta succedendo”. Non ho alcuna intenzione di immischiarmi nella politica di parte». E sul rapporto con Trump afferma «che sarebbe molto più appropriato che la leadership della Chiesa negli Stati Uniti si impegnasse con lui». Certo è che se ci fossero argomenti specifici «non avrei alcun problema a farlo». Lo stesso Trump di recente ha detto di non avere intenzione di incontrare il Papa, mentre, ha aggiunto, «suo fratello è un bravo ragazzo». Un riferimento al fratello maggiore Louis, ricevuto nello Studio Ovale pochi giorni dopo il Conclave. «Uno dei miei fratelli lo ha incontrato ed è stato molto aperto sulle sue opinioni politiche», ha detto il Papa. Di Louis parla pure in un altro passaggio dell’intervista, quando, descrivendo il rapporto coi familiari (oltre al primo, anche il secondo fratello John), chiosa: «Siamo ancora molto vicini, anche se uno è politicamente molto lontano». La politica sui migranti negli Usa «Negli Stati Uniti stanno accadendo alcune cose che destano preoccupazione. In una delle ultime conversazioni che ho avuto con il vicepresidente degli Stati Uniti - non ho avuto conversazioni dirette con il Presidente né l'ho incontrato - ho parlato della dignità umana e di quanto sia importante per tutte le persone, ovunque si nasca, e spero che si trovino modi per rispettare gli esseri umani e il modo in cui li trattiamo nelle politiche e nelle scelte che facciamo. Una cosa che Francesco ha fatto verso la fine del suo pontificato e che ritengo molto significativa, è stata la lettera che ha scritto sulla questione del trattamento degli immigrati. Sono stato molto contento di vedere come i vescovi americani abbiano recepito questa idea, e alcuni di loro sono stati abbastanza coraggiosi da seguirla. Penso che questo approccio, in generale, sia migliore, ovvero che mi impegni principalmente con i vescovi. Gli Stati Uniti sono un attore potente a livello mondiale, dobbiamo riconoscerlo, e a volte le decisioni vengono prese più in base all'economia che alla dignità umana».
Le persone Lgbtq
«La Chiesa continua ad essere aperta a “tutti, tutti, tutti”, come detto da papa Francesco, ma trovo altamente improbabile, certamente nel prossimo futuro, che la dottrina della Chiesa, in termini di ciò che insegna sulla sessualità, ciò che la Chiesa insegna sul matrimonio, cambierà. Ho già parlato di matrimonio, come ha fatto papa Francesco quando era Papa, di una famiglia composta da un uomo e una donna in un impegno solenne, benedetti nel sacramento del matrimonio. Ma anche solo dirlo, capisco che alcuni lo prenderanno male».
La crisi degli abusi del clero
Il Papa parla degli abusi come «una vera crisi» della Chiesa che «deve continuare ad affrontare perché non è stata risolta. Ci vorrà ancora tempo perché le vittime devono essere trattate con grande rispetto e con la consapevolezza che coloro che hanno subito ferite molto profonde a causa degli abusi, a volte le portano con sé per tutta la vita. Sarebbe ingenuo, da parte mia o di chiunque altro, pensare che, nonostante abbiamo concesso loro una sorta di risarcimento finanziario, o che abbiamo affrontato la causa e il sacerdote è stato licenziato, quelle ferite siano destinate a scomparire da sole. Allo stesso tempo, uno dei fattori che complica la situazione, e su cui le persone stanno iniziando a parlare sempre di più, è che anche gli accusati hanno dei diritti, e molti di loro credono che tali diritti non siano stati rispettati. Le statistiche mostrano che ben oltre il 90% delle persone che si fanno avanti e muovono accuse sono autentiche vittime. Dicono la verità. Non si inventano nulla. Ma ci sono stati anche casi comprovati di qualche tipo di falsa accusa. Ci sono stati sacerdoti la cui vita è stata distrutta a causa di ciò. La legge esiste per proteggere i diritti di tutti» ma «per avere, per quanto possibile, un sistema giudiziario affidabile che rispetti i diritti di tutti, ci vuole tempo».
Il ruolo delle donne
Il diaconato per le donne era stata una questione sollevata da alcuni partecipanti all'ultimo Sinodo in Vaticano. «Al momento non ho intenzione di cambiare l'insegnamento della Chiesa sull'argomento», spiega Leone, «credo che ci siano alcune domande precedenti che devono essere poste. Ci sono parti del mondo che non hanno mai veramente promosso il diaconato permanente, e questo di per sé è diventato una domanda: perché dovremmo parlare di ordinare donne al diaconato se il diaconato stesso non è ancora adeguatamente compreso, sviluppato e promosso all'interno della Chiesa?».
Le riforme nella Curia
Papa Leone preannuncia «decisioni» nella Curia romana come quella di «smantellare o trasformare il modo isolato in cui opera ogni Dicastero». Una sorta di «mentalità a compartimenti stagni» per cui, talvolta, sono mancati dialogo e comunicazione. E questo è stato a volte di «grande limitazione e danno per il governo della Chiesa».



