«Lasciate in pace quei migranti, confrontatevi con me piuttosto. E soprattutto smettetela di tirare in ballo l’asilo che è stato chiuso due anni fa per mancanza di bambini. Non c’è stato nessuno sfratto dei bimbi per ospitare queste dieci persone. Basta strumentalizzazioni». È amareggiato don Giacomo Martino, direttore dell’ufficio diocesano di Migrantes, per le proteste di un gruppo di abitanti di Multedo, quartiere del Ponente di Genova, dove dieci giorni fa sono arrivati dieci immigrati che ora si trovano nei locali dell’ex asilo “Contessa Govone” gestito fino a due anni fa dalle suore e ora preso in affitto dall’Ufficio diocesano di Migrantes.

Don Giacomo, che è cappellano del carcere e dei Sert genovesi e anche aiuto pastorale nella parrocchia Santa Maria delle Grazie di Sanpierdarena, da giorni è nel mirino di alcuni abitanti del quartiere che protestano per la presenza di dieci migranti che arrivano prevalentemente dall’Africa (Gambia, Senegal, Nigeria) e Afghanistan. «La gente», spiega don Giacomo, «continua a insistere sull’asilo perché dal punto di vista comunicativo fa breccia, della serie: “hanno buttato fuori i bambini per far posto ai migranti”. Non è vero. Io sono un uomo di mare e mi piace ragionare sui problemi concreti. Le persone che protestano mi dicano chiaramente che hanno paura, anche comprensibile, nei confronti del nero e del diverso e io li faccio incontrare. Organizzo una merenda insieme a questi ragazzi però senza telecamere e cameraman altrimenti diventa una messinscena per finire sui giornali».



«Quelli che protestano sono 150 su seimila persone»

Don Giacomo non è un tipo che si scoraggia: «Sono persone come noi, finiamola con i presidi davanti alla struttura, i giochini dei bimbi tirati fuori, le letterine a Gesù Bambino perché restituisca l’asilo», si sfoga. «I ragazzi quando tornano la sera sono terrorizzati, si chiudono all’interno perché hanno paura. E poi, in tutto, a Multedo ci sono 25 migranti. Il municipio del Centro Storico di Genova sa quanti ne ospita? 640. Gli altri municipi, in media, ne hanno 280. È mai possibile che si debba arrivare a questo livello di conflitto con dibattiti surreali sui social e ingigantiti ad arte dai media?».

Don Giacomo ridimensiona anche la notizia delle minacce che avrebbe ricevuto: «Nessuna minaccia, era una lettera di una signora un po’ sopra le righe, arrabbiata. Io ripeto continuamente alla gente di non avere paura e quindi non posso averne io».

A Multedo martedì sera c’è stata una fiaccolata di protesta con bandiere e striscioni dove si citavano frasi di Giovanni Paolo II: “La fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti”, “La fiducia non si acquista con la forza”. Don Giacomo ridimensiona l’evento: «Erano 150 persone su seimila residenti. Una cinquantina invece è a favore dell’accoglienza». Don Giacomo ci tiene a spiegare il lavoro che Migrantes e la diocesi di Genova fanno per accogliere e integrare queste persone: «A Coronata», spiega, «abbiamo un campus con 240 richiedenti asilo che tutti i giorni lavorano, studiano l’italiano, fanno corsi professionali e di cura della persona. Di giorno fanno queste attività e la sera tornano a dormire nelle case prese in affitto da Migrantes. La domenica incontrano il territorio, le parrocchie e le associazioni locali proprio per favorire un clima di scambio e di dialogo. Poco fa mi ha chiamato la Croce Verde che è disponibile a offrire a 111 migranti un percorso di volontariato. Questa sì che è una bella notizia».