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Ha lasciato una traccia spirituale indelebile don Salvatore Mellone. Il suo breve ma intenso sacerdozio, durato 74 giorni, è diventato una forte testimonianza di fede lungo un percorso fatto di sofferenze indicibili. Il seminarista di Barletta venne ordinato presbitero, prima del compimento dell’iter di formazione, il 16 aprile 2015. Si spense, in seguito alla grave malattia, il 29 giugno dello scorso anno. In quelle giornate dolenti vissuti nel letto della sua casa, assistito dalle amorevoli cure di mamma Filomena, di papà Giuseppe e della sorella Adele, don Salvatore oltre a celebrare la santa Messa trovò la forza di pregare, di esternare con voce fioca le sue profonde riflessioni. Omelie che sono state raccolte in una pubblicazione che dà il senso del ministero presbiterale durante quell’esperienza tormentata ma allo stesso tempo illuminata della Grazia. Lasciamo spazio a Dio. Omelie tratte dalla liturgia di una vita eucaristica è il titolo del volume che mette in risalto la profonda vocazione e l’ispirazione evangelica del sacerdote barlettano scomparso a soli 38 anni.
Nel lasso di tempo che va dal 29 giugno dello scorso anno ad oggi, il Comitato redazionale Scritti e Testimonianze “don Salvatore Mellone”, istituto dall’arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, ha lavorato per raggiungere l'obiettivo di offrire una testimonianza scritta della fede di don Salvatore , il quale a causa degli effetti devastanti della terribile malattia non riusciva neanche più a tenere una penna in mano. Così durante i 74 giorni di sacerdozio alcuni amici preti registrarono le sue omelie, ben 41, poi trascritte e riportate nel libro che ora rappresentano una eredità spirituale di gran valore. “Sono una grande occasione per meditare il tesoro della parola di Dio che Salvatore custodiva nel cuore come Maria, la madre del Signore Gesù e nostra - dice l'arcivescovo, monsignor Giovanni Battista Pichierri -. Questa pubblicazione vuole proporre una figura luminosa come cifra di una radicale libertà interiore foriera, nonostante le condizioni esterne coartanti, di grandi scelte apportatrici di frutti per una civiltà dell’amore”.
Una storia che ha commosso l’Italia e non solo. Affetto da un tumore all’esofago, don Salvatore Mellone aveva chiesto e ottenuto di concludere il suo cammino vocazionale con l’ordinazione sacerdotale. Alla vigilia di quel momento così atteso e carico di emozione, ricevette anche l’inaspettata telefonata di papa Francesco che lo chiamò per rincuorarlo e chiedergli la sua prima benedizione da presbitero. E il giorno in cui divenne ministro di Dio benedisse il Santo Padre: “L’ho fatto con il cuore pieno di gioia – furono le sue parole – perché per noi tutti è un maestro. Non possiamo fare altro che seguirlo e continuare a pregare per lui”.
L’ultima celebrazione eucaristica che don Salvatore officiò attivamente avvenne il 26 giugno del 2015. Il 29 giugno tornò alla Casa del Padre tra la commozione di centinaia e centinaia di persone vicine e lontane che nella sua vicenda hanno intravisto la presenza di qualcosa di speciale, quasi un richiamo al Divino, in lui che aveva detto: “oggi, da presbitero, prendo la consapevolezza che l’aderire ai dolori immensi del Cristo, così come fanno tanti altri miei fratelli, spalanca varchi di luce sul mistero del soffrire”.



