Le parrocchie italiane si aprano all’accoglienza e all’accompagnamento di persone omosessuali e transgender e delle persone in situazioni affettive “irregolari” (divorziati risposati, conviventi, persone impegnate in un’unione civile…). È uno dei punti sui quali si incagliò l'assemblea sinodale della Chiesa italiana che si era tenuta nella primavera scorsa e per questo tutto era stato rinviato ad ottobre. Ora è arrivato il momento di tirare le fila.

Il Documento di sintesi (disponibile online sul sito della Cei, composto da tre parti, “Il rinnovamento sinodale e missionario della mentalità e delle prassi ecclesiali”, “La formazione sinodale e missionaria dei battezzati” e “La corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità” con 75 proposte totali) è stato approvato a larghissima maggioranza sabato 25 ottobre dai circa 900 delegati della terza Assemblea sinodale, tappa finale del cammino iniziato nel 2021, in piena pandemia. Ogni delegato ha espresso il proprio voto, in modalità elettronica e a scrutinio segreto, scegliendo tra favorevole” (placet) o “non favorevole” (non placet), sulle proposte.

Il Documento è stato votato da 809 delegati con 781 voti favorevoli e 28 contrari.

Sono state anche votate le singole parti e l'andazzo è stato pressoché uguale: 832 voti e 15 contrari per l'Introduzione, 812 favorevoli e 34 contrari per la prima parte, 818 favorevoli e 12 contrari per la seconda e 702 favorevoli e 15 contrari per la terza.

«Una volta che oggi questa Assemblea ha congedato il testo con il suo voto», ha affermato il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, «è ora compito dei Pastori assumere tutto, individuare priorità, coinvolgere forze vecchie e nuove per dare corpo alle parole. Collegialità e sinodalità».

La prossima Assemblea generale della Cei, in programma a novembre, sarà interamente dedicata alla discussione del Documento, che ora diventa riferimento centrale per l’elaborazione di orientamenti e delibere. Il Consiglio Permanente ha disposto la creazione di un gruppo di vescovi che, con il sostegno degli organi statutari, guiderà questa fase di recezione e discernimento.

«Il Cammino sinodale oggi è terminato», ha aggiunto Zuppi, «ma ci accompagnerà lo stile sinodale, che ci spinge a realizzare nel tempo ciò che abbiamo intuito, discusso, scritto e votato».

Una delle proposte che ha scatenato un ampio dibattito tra progressisti e conservatori, dice che «che le Chiese locali, superando l'atteggiamento discriminatorio a volte diffuso negli ambienti ecclesiali e nella società, si impegnino a promuovere il riconoscimento e l'accompagnamento delle persone omoaffettive e transgender, così come dei loro genitori, che già appartengono alla comunità cristiana». Mentre un’altra proposta a questa collegata esorta le «chiese locali e le Conferenze episcopali regionali» a promuovere «percorsi di accompagnamento, discernimento e integrazione nella pastorale ordinaria di quanti desiderano fare cammini di maggiore integrazione ecclesiale, ma sono ai margini della vita ecclesiale e sacramentale a causa di situazioni affettive e familiari stabili diverse dal sacramento del matrimonio (seconde unioni, convivenze di fatto, matrimoni e unioni civili, etc.)».

Il Documento tocca numerosi aspetti oggetti di dibattito, anche molto acceso, in questi anni: il ruolo delle donne nella Chiesa da rafforzare in maniera decisa. I laici da affiancare ai parroci (sempre di meno) per la guida delle parrocchie attraverso l’istituzione di «gruppi o équipe ministeriali (diaconi, laiche e laici, sposi, consacrate e consacrati) o “animatori di comunità”». Lo studio di una riforma dei seminari dei quali bisogna verificare «l’efficacia formativa dell'attuale forma e struttura».

Ma anche il ripensamento «del servizio di assistenza spirituale alle Forze dell'Ordine e alle Forze Armate» e l’invito alle diocesi a sostenere «iniziative per il disinvestimento dagli istituti di credito coinvolti nella produzione, nel commercio di armi e per il bando al possesso e all'utilizzo di arsenali nucleari e per l'obiezione di coscienza». L’ammissione che finora sulla lotta agli abusi del clero e alla piaga della pedofilia ci sono state «criticità, resistenze e dinamiche sedimentate che talvolta hanno contrastato la corretta attenzione e salvaguardia verso i minori e le persone vulnerabili».

Valutare la possibilità di vendere o valorizzare in maniera appropriata beni e immobili di proprietà delle diocesi che non vengono utilizzati. Ripensare in maniera radicale i percorsi di catechismo dei sacramenti dell’iniziazione cristiana per i bambini e i ragazzi. Lo “svecchiamento” del linguaggio e della liturgia per renderlo più «comprensibile alla luce dell'uso e della cultura attuali».


L’obiettivo è superare la logica del “dentro/fuori” e avere una Chiesa che si mescola alla “pasta” del mondo, senza separazioni e senza lanciare anatemi.

«Finalmente la vita concreta delle persone ha fatto irruzione nelle riflessioni finali», commenta uno dei delegati dell’Assemblea sinodale chiamato a votare il Documento finale, «molte urgenze, sentite come tali dalle comunità dei credenti che si sono lasciate coinvolgere nel dibattito di questi anni, sono state accolte nel testo finale. C’è un netto passo avanti fatto dalla Chiesa italiana circa l’accompagnamento, l’accoglienza e l’inclusione di persone dal diverso orientamento sessuale. È la prima volta», sottolinea, «che si parla esplicitamente di transgender e si sottolinea la necessità di accompagnare dal punto di vista pastorale uomini e donne dai percorsi affettivi feriti come separati, divorziati e risposati».

Per un altro delegato un altro punto importante è l’attenzione al dibattito, cruciale di questi tempi, su pace e disarmo: «Il Documento mette in chiaro in maniera molto netta i problemi etici che comporta la corsa al riarmo in corso e per questo propone l’istituzione di un tavolo nazionale che coinvolga le parti coinvolte: governo, sindacati, Confindustria frutto di un dibattito corale, senza massimalismi, ma condotto con chiarezza evangelica. Per rimanere in tema di guerra, pace e non violenza, si invoca un ripensamento dell'assistenza spirituale dei soldati, interrogandosi sull'attualità dell'Ordinariato Militare: è giusto avere ancora un vescovo e dei sacerdoti con divise e stellette? E infine, non è un caso che si parli esplicitamente di "banche armate", sollecitando il disimpegno da certi istituti di credito. Insomma, la Chiesa italiana ha dimostrato di avere molte cose da dire e di volerle dire».

Il percorso sinodale è iniziato nel 2021 su impulso di papa Francesco. Si è sviluppato in tre fasi: quella narrativa (2021-2023), quella sapienziale (2024) e quella profetica (2025). Sono state coinvolte oltre 200 chiese locali, 400 referenti diocesani, 500mila persone organizzate in 50mila gruppi di ascolto.

«Sono stati quattro anni belli», ha detto monsignor Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, nel suo intervento introduttivo. «La bellezza, per i cristiani, non è solo armonia, ma è dono, impegno, sacrificio. La nota della bellezza mi pare in grado di riassumere questi anni, che possiamo ora vivere con gioia ed entusiasmo».

Richiamando le tappe del processo avviato nel 2021 su impulso di papa Francesco, Castellucci ha ricordato come il Sinodo sia stato innanzitutto un’esperienza di persone e relazioni, più che di testi o strutture: «50mila gruppi si sono incontrati, ascoltati e confrontati. È stato un fenomeno unico nella recente storia della Chiesa in Italia».

Dopo l’interruzione della seconda Assemblea e il ritiro del primo testo delle proposizioni, ritenuto inadeguato, il lavoro ripreso nei mesi successivi ha prodotto un nuovo Documento capace di mediare posizioni diverse senza cedere al compromesso. «Non è un testo perfetto – ha poi aggiunto Castellucci – ma riflette il percorso fatto e il senso di fede delle nostre comunità».

Il voto, ha precisato, non è stato espressione di appartenenze, ma atto di coscienza ecclesiale: «Il primato della coscienza personale, inciso nei testi conciliari, deve ispirare il momento assembleare che stiamo vivendo».