PHOTO
L'arcivescovo di Milano Mario Delpini nella basilica di S.Ambrogio durante il Discorso alla Città
«Si usano le case per fare soldi, invece che per ospitare persone. La città è diventata appetibile per chi ha molto denaro da investire e molto denaro da riciclare. C’è paura del futuro. Il sistema nel suo complesso sembra stia per crollare».
È questo il ritratto di Milano tratteggiato dall’arcivescovo Mario Delpini durante il tradizionale Discorso alla Città, pronunciato nella Basilica di Sant’Ambrogio alla vigilia della festa del Patrono, davanti al sindaco Giuseppe Sala, al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e a numerosi amministratori locali.
Nel suo discorso, Delpini descrive una città sospesa tra fragilità e resilienza, tra minacce e opportunità, tra l’aumento dei poveri e il crollo demografico. Ma accanto ai rischi, indica anche ciò che può salvarla: la responsabilità di ciascuno, il coraggio di “farsi avanti” e la forza della fede.


L'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, durante il Discorso alla Città nella basilica di Sant'Ambrogio
(ANSA)Segnali di crisi e declino
«Possiamo anche oggi riconoscere segni preoccupanti e minacce di crollo», afferma l’arcivescovo, citando lo storico Cesare Pasini e il periodo di crisi vissuto da Sant’Ambrogio con la fine imminente dell’Impero Romano. «Il declino della nostra civiltà è un destino segnato? Ci sarà una reazione, una volontà di aggiustare il mondo, un farsi avanti di uomini e donne capaci di sognare e operare per una vita migliore per la casa comune?», si domanda.
Secondo Delpini, Milano e altre città vivono tensioni complesse. «Ci sono generazioni che non vogliono diventare adulte, ragazzi e ragazze che trasformano la paura della vita in aggressione. Alcuni si isolano, cercano rifugio nello sballo, nelle droghe, nel gioco, nell’alcol. Non si tratta di cattiveria, ma della brutalità delle azioni, di chi non si sente all’altezza».
Ma la paura del futuro dei giovani è frutto anche della cattiva responsabilità di chi li dovrebbe educare: «La generazione adulta dovrebbe rendersi conto che con il suo stile di vita e con il tono dei suoi discorsi non trasmette ai giovani buone ragioni per desiderare di diventare adulti, di fare scelte definitive, di formare una famiglia e di avere figli», scandisce l’Arcivescovo, «la mancanza di speranza e di motivazioni genera sfiducia e smarrimento; il volontaristico elenco dei “si deve”, “dovresti” insinua nei giovani la persuasione di non essere all’altezza delle aspettative degli adulti e in sostanza di essere inadatti alla vita».
[Sant'Ambrogio 2025: Il Discorso alla Città dell'Arcivescovo di Milano Mario Delpini (atex.dam.standard.Video.famigliacristiana - p.DamVideo)]L’emergenza casa
Uno dei temi più urgenti è la casa, al centro del “Fondo Schuster – Case per la gente” lanciato l’anno scorso dalla diocesi in occasione dei 50 anni di Caritas Ambrosiana. «Chi cerca casa in città si vede chiudere la porta in faccia. Non di rado si trova davanti persone o agenzie senz’anima: “Non hai abbastanza soldi, né credito”; “Non sei abbastanza italiano”; “Dare casa a te mi rende meno che darla per affitti brevi”. Sembra che la città non voglia cittadini. Si usano le case per fare soldi, invece che per ospitare persone». I numeri diffusi dalla Caritas a novembre sono impressionanti: nel 2023 oltre 34 mila persone si sono rivolte ai centri d’ascolto in Lombardia, denunciando spese per l’affitto pari o superiori al 40% dello stipendio, mentre nel 2024 sono state registrate oltre 14.600 richieste di sfratto.
Fragilità del sistema sanitario
Delpini denuncia anche le disfunzioni nel sistema sanitario: «L’imposizione di protocolli rischia di rimuovere il “prendersi cura”. A volte ci si dimentica di chi non guarisce, rendendo le cure palliative non adeguatamente accessibili». Nonostante l’eccellenza di molti operatori, l’arcivescovo sottolinea la necessità di attenzione al valore umano del prendersi cura: «Non si può ignorare che a volte la paura di essere ammalati e la pretesa di essere guariti esercitano una pressione sul personale sanitario che giunge fino alla violenza», denuncia l’Arcivescovo, «preoccupano le liste di attesa, la dilatazione insopportabile dei tempi, il privilegio accordato a chi ricorre alla sanità privata a pagamento. Sono tutti aspetti inquietanti. Il privato profit fa della salute un affare. Il privato non profit in ambito socio-sanitario si sente spesso ignorato e mortificato. Gli ospedali pubblici e le loro eccellenze rischiano di essere screditati. L’imposizione di protocolli caratterizzati dall’eccessivo affidamento alla tecnica della cura rischia di rimuovere il “prendersi cura” e il farsi carico».
Carceri e giustizia
Le carceri sono un esempio di come la repressione possa diventare la soluzione più sbrigativa: «Le pessime condizioni dei carcerati e la scarsissima accessibilità dei percorsi di reinserimento tradiscono la Costituzione», è la denuncia di Delpini, «il sovraffollamento e la violenza generano rabbia e risentimento, trasformando i detenuti in potenziale pericolo per la società una volta liberi. Il rimedio al problema del sovraffollamento non può essere soltanto l’incremento della spesa di denaro pubblico per costruire altre prigioni. Quando una società fa sì che la detenzione sia il modo più ovvio (e sbrigativo) per sanzionare reati, significa che non è realmente capace o impegnata a prevenire i reati, a favorire la riparazione dei danni e a creare le condizioni per riportare le persone alla legalità».
Capitalismo malato e responsabilità sociale
È durissima la denuncia di Delpini sul capitalismo malato e l’indifferenza verso l’altro: «Nella capitale finanziaria, come molti considerano Milano, si riconoscono i peccati capitali della finanza intesa come l’astuzia di far soldi con i soldi. Il capitalismo malato è a servizio dell’individualismo e ignora la funzione sociale e la responsabilità morale della finanza. La città diventa appetibile per chi ha molto denaro da investire. Nel mondo in guerra, nel mondo ingiusto, nel mondo del lusso incontrollato le risorse finanziarie nel sistema creditizio sono impegnate in modo scriteriato per rendere più drammatica l’inequità che arricchisce i ricchi e deruba i poveri. La città diventa appetibile per chi ha molto denaro da riciclare. Il denaro sporco, con il suo fetore di morte, invade la città grazie a persone contagiate dall’indifferenza, dalla paura o dall’avidità e propiziano il diffondersi di virus pericolosi per l’economia della gente onesta».
Segni di speranza e responsabilità
Non tutto, però, è perduto: «La città resiste perché ci sono persone che si fanno avanti», sottolinea l’arcivescovo. Esperienze concrete diventano simbolo di responsabilità: coppie che si prendono cura dei figli, giovani amministratori che gestiscono risorse per il bene comune, educatori che accompagnano i ragazzi a vivere la vita come vocazione al bene e alla felicità.
Delpini invita tutti a non essere complici della rovina della casa comune: «Mi assumo la responsabilità di essere onesto, di non aprire la porta al denaro disonesto. Il mio servizio all’ordine pubblico, la vigilanza sulla legalità, la vicinanza ai cittadini saranno espressi con onestà affidabile».
Una Milano che resiste
«Nel nostro contesto culturale contemporaneo, chi assume responsabilità è circondato dallo scetticismo. Ma la casa non cadrà perché ci siete voi: responsabili delle istituzioni, sindaci, forze dell’ordine, magistrati, imprenditori, medici, educatori, anziani, adulti e giovani, che vi fate avanti ogni giorno e mettete mano all’impresa di aggiustare il mondo».







