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Il Papa ha cambiato le procedure nei processi di nullità del matrimonio. Ecco le principali novità che sono state illustrate stamane in Vaticano dove sono stati presentati due Motu proprio del Santo Padre, uno per il rito latino, uno per il rito orientale. Non ci sarà più una doppia sentenza conforme in primo grado. Fino ad adesso occorrevano due sentenze uguali. Il Papa ha previsto che “sia sufficiente la certezza morale raggiunta dal primo giudice”.
In prima istanza il vescovo diocesano può scegliere un giudice unico (monocratico) al posto di un collegio giudicante. Esso dovrà essere comunque un sacerdote. Questa norma sottolinea in modo più forte la responsabilità del vescovo diocesano nelle cause di nullità. Il Papa osserva: “Non si indulga a qualunque lassismo”.
Il vescovo inoltre è esso stesso giudice. Bergoglio spiega che il vescovo, secondo quanto ha stabilito il Vaticano II, non è solo pastore, ma anche “giudice tra i fedeli a lui affidati”. Dunque non deve delegare completamente agli uffici della sua Curia la funzione giudiziaria in materia matrimoniale. Sarà giudice, stabilisce il Papa, soprattutto nel “processo più breve”, nel quale verranno risolti i casi di nullità più evidenti. Questa norma va nella direzione dello snellimento dei processi più volte auspicato da Papa Francesco.
Una norma del Motu proprio si occupa direttamente dello snellimento e prevede che accanto al processo documentale sia previsto una forma di “processo più breve”, quando la nullità è sostenuta da argomenti “particolarmente evidenti”. Il Papa spiega anche quali sono questi più chiari ed evidenti, che consentono il processo breve davanti al vescovo: tra gli altri la mancanza di fede, il matrimonio lampo con una separazione praticamente immediata, una relazione extraconiugale al tempo delle nozze, un aborto procurato per impedire la procreazione, l’occultamento della sterilità o di una grave malattia contagiosa (per esempio l’Aids), la presenza di figli nati da una precedente relazione, la violenza fisica con la quale si è costretto il partner al matrimonio.
Il Papa auspica sia assicurata la gratuità delle procedure, salvaguardando comunque una “giusta e dignitosa retribuzione degli operatori dei tribunali”. Oggi in Italia oltre il 50 per cento delle cause di nullità ha già il patrocinio gratuito con avvocati di ufficio pagati dai tribunali. La Cei ha previsto da tempo norme per calmierare i costi dei processi con un contributo una tantum di circa 500 euro e tariffe per gli avvocati all’interno di una forbice che va dai 1500 euro ad un massimo di 2900 euro.



