«Come sarebbe bello se un giorno la vostra generazione fosse riconosciuta come la “generazione plus”, ricordata per la marcia in più che saprete dare alla Chiesa e al mondo».

Sembra particolarmente a suo agio papa Leone XIV, che alla formazione dei giovani ha dedicato gran parte della sua vita come professore di matematica e fisica e poi in Seminario, quando giovedì mattina incontra gli studenti che partecipano al Giubileo del mondo educativo in programma in questi giorni in Vaticano.

L’Aula Paolo VI non riesce a contenerli tutti e il Papa, prima di cominciare l’incontro, saluta, parlando a braccio, i moltissimi ragazzi che hanno seguito l’incontro tramite i maxischermi posizionati all’esterno. «Vi chiedo di allearvi per aprire una nuova stagione educativa, nella quale tutti — giovani e adulti — diventiamo credibili testimoni di verità e di pace», è l’appello iniziale, dopo la citazione di San Pier Giorgio Frassati – da lui canonizzato il 7 settembre scorso – e l’invito a non accontentarsi delle apparenze o delle mode, ma a «tendere costantemente verso l’alto, accendendo il faro della speranza nelle ore buie della storia».

È un discorso molto denso e ricco di suggestioni quello che il Papa rivolge ai ragazzi: «Siete chiamati a essere truth-speakers e peace-makers, persone di parola e costruttori di pace», dice, «coinvolgete i vostri coetanei nella ricerca della verità e nella coltivazione della pace, esprimendo queste due passioni con la vostra vita, con le parole e i gesti quotidiani».

Insiste molto sul concetto che l'opera educativa è un'opera collettiva, dove il noi deve prevalere sull'io, e a questo proposito evoca una riflessione di San John Henry Newman, che sabato prossimo sarà proclamato Dottore della Chiesa durante la Messa conclusiva del Giubileo del mondo educativo: «La vera pace nasce quando tante vite, come stelle, si uniscono e formano un disegno. Insieme possiamo formare costellazioni educative, che orientano il cammino futuro». E aggiunge: «Anche se le stelle sono miliardi di miliardi, vediamo solo le costellazioni più vicine», ha spiegato, «Queste però ci indicano una direzione», e persino i Magi le hanno seguite: «Come loro, anche voi avete stelle-guida: i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti, gli amici, bussole per non perdervi nelle vicende liete e tristi della vita. Come loro, siete chiamati a diventare a vostra volta luminosi testimoni per chi vi sta accanto. Ognuno è una stella, e insieme siete chiamati a orientare il futuro».

Il Papa ricorda che quando Galileo Galilei puntò il cannocchiale al cielo, scoprì mondi nuovi: «Così è l’educazione: un cannocchiale che vi permette di guardare oltre, di scoprire ciò che da soli non vedreste. Non fermatevi, allora, a guardare lo smartphone e i suoi velocissimi frammenti d’immagini: guardate al Cielo, verso l’alto». Perché, avverte, «non basta avere grande scienza, se poi non sappiamo chi siamo e qual è il senso della vita. Senza silenzio, senza ascolto, senza preghiera, perfino le stelle si spengono».



Il Papa agostiniano ricorda ai ragazzi che «possiamo conoscere molto del mondo e ignorare il nostro cuore. Anche a voi sarà capitato di percepire quella sensazione di vuoto, di inquietudine che non lascia in pace. Nei casi più gravi, assistiamo a episodi di disagio, violenza, bullismo, sopraffazione, persino a giovani che si isolano e non vogliono più rapportarsi con gli altri», è la denuncia di Leone, «Penso che dietro a queste sofferenze ci sia anche il vuoto scavato da una società incapace di educare la dimensione spirituale, non solo tecnica, sociale e morale della persona umana».

Ricorre alla celebre frase di Sant’Agostino, “Il mio cuore è inquieto finché non riposa in Te”, per spiegare cosa significa educare alla vita interiore: «Ascoltare la nostra inquietudine, non fuggirla né ingozzarla con ciò che non sazia. Il nostro desiderio d’infinito è la bussola che ci dice: “Non accontentarti, sei fatto per qualcosa di più grande”, “non vivacchiare, ma vivi”».

Il Papa definisce i ragazzi “maestri” nel digitale però li mette in guardia: «Non lasciate che sia l’algoritmo a scrivere la vostra storia! Siate voi gli autori: usate con saggezza la tecnologia, ma non lasciate che la tecnologia usi voi. Ci vivete dentro, e non è un male: ci sono opportunità enormi di studio e comunicazione». 

Leone fa un riferimento anche all’Intelligenza artificiale (IA): «È una grande novità – una delle rerum novarum, cioè delle cose nuove – del nostro tempo ma non basta essere intelligenti nella realtà virtuale, bisogna essere umani con gli altri, coltivando un’intelligenza emotiva, spirituale, sociale, ecologica».

La consegna agli studenti è chiara: «Educatevi ad umanizzare il digitale, costruendolo come uno spazio di fraternità e di creatività, non una gabbia dove rinchiudervi, non una dipendenza o una fuga. Anziché turisti della rete, siate profeti nel mondo digitale!». Cita l’esempio di San Carlo Acutis, «un ragazzo che non si è fatto schiavo della rete, usandola invece con abilità per il bene» e che ci insegna che il digitale «è educativo quando non ci rinchiude in noi stessi, ma ci apre agli altri: quando non ti mette al centro, ma ti concentra su Dio e sugli altri».

Papa Leone ricorda che la via della pace passa anche, e soprattutto, dalla dimensione educativa. Invita i ragazzi ad «essere operatori di pace anzitutto lì dove vivete, in famiglia, a scuola, nello sport e tra gli amici, andando incontro a chi proviene da un’altra cultura» e anche se viviamo nel contesto di un futuro «minacciato dalla guerra e dall’odio che dividono i popoli» non bisogna disperare o arrendersi: «Questo futuro può essere cambiato? Certamente! Come? Con un’educazione alla pace disarmata e disarmante», dice ancora Leone, «non basta far tacere le armi: occorre disarmare i cuori, rinunciando a ogni violenza e volgarità. In tal modo, un’educazione disarmante e disarmata crea uguaglianza e crescita per tutti, riconoscendo l’uguale dignità di ogni ragazzo e ragazza, senza mai dividere i giovani tra pochi privilegiati che hanno accesso a scuole costosissime e tanti che non accesso all’educazione».

In occasione del Giubileo del mondo educativo è stato pubblicato un dossier elaborato dal Antonello Maruotti, docente di Statistica all'Università Lumsa, presentato durante l’evento “Costellazioni educative – Un patto con il futuro” che si è svolto giovedì all'auditorium di via della Conciliazione con il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l'Educazione. È emerso che la presenza educativa della Chiesa cattolica nel mondo è attiva con una molteplicità di soggetti: 219.000 scuole e 1.760 tra università e facoltà cattoliche. Nelle comunità educanti sono impegnate centinaia di milioni di persone: studenti, insegnanti, genitori e quanti accompagnano i giovani nel proprio progetto di vita.