Lo sguardo vivace di papa Francesco spezza il grigio di questa mattinata romana. E le parole scaldano anche con il freddo. Parole di speranza, di incoraggiamento. La meta è possibile se camminiamo insieme per arrivare. Persino quelle che ci paiono lontane, come il disarmo. «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, / delle loro lance faranno falci; / una nazione non alzerà più la spada / contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra», dice il Papa citando il Profeta. «Ma quando accadrà questo? Che bel giorno sarà, nel quale le armi saranno smontate, per essere trasformate in strumenti di lavoro! Che bel giorno sarà quello! E questo è possibile! Scommettiamo sulla speranza, sulla speranza della pace, e sarà possibile!».
Nel primo Angelus di Avvento, dopo aver incoraggiato gli studenti universitari ammonendoli anche a vivere e a non vivacchiare, il Papa infonde a tutti la speranza. «Una speranza che ci deve sorreggere in un cammino che non è mai concluso. Come nella vita di ognuno di noi c’è sempre bisogno di ripartire, di rialzarsi, di ritrovare il senso della mèta della propria esistenza, così per la grande famiglia umana è necessario rinnovare sempre l’orizzonte comune verso cui siamo incamminati. L’orizzonte della speranza! Questo è l’orizzonte per fare un buon cammino. Il tempo di Avvento, che oggi di nuovo incominciamo, ci restituisce l’orizzonte della speranza, una speranza che non delude perché è fondata sulla Parola di Dio. Una speranza che non delude, semplicemente perché il Signore non delude mai! Lui è fedele! Lui non delude! Pensiamo e sentiamo questa bellezza».
E al termine ricorda anche i malati di Hiv e di Aids, specialmente i bambini. «Preghiamo per tutti», dice, «anche per i medici e i ricercatori. Ogni malato, nessuno escluso, possa accedere alle cure di cui ha bisogno».
Nel primo Angelus di Avvento, dopo aver incoraggiato gli studenti universitari ammonendoli anche a vivere e a non vivacchiare, il Papa infonde a tutti la speranza. «Una speranza che ci deve sorreggere in un cammino che non è mai concluso. Come nella vita di ognuno di noi c’è sempre bisogno di ripartire, di rialzarsi, di ritrovare il senso della mèta della propria esistenza, così per la grande famiglia umana è necessario rinnovare sempre l’orizzonte comune verso cui siamo incamminati. L’orizzonte della speranza! Questo è l’orizzonte per fare un buon cammino. Il tempo di Avvento, che oggi di nuovo incominciamo, ci restituisce l’orizzonte della speranza, una speranza che non delude perché è fondata sulla Parola di Dio. Una speranza che non delude, semplicemente perché il Signore non delude mai! Lui è fedele! Lui non delude! Pensiamo e sentiamo questa bellezza».
E al termine ricorda anche i malati di Hiv e di Aids, specialmente i bambini. «Preghiamo per tutti», dice, «anche per i medici e i ricercatori. Ogni malato, nessuno escluso, possa accedere alle cure di cui ha bisogno».


