“IA: l’algoritmo, censura del XXI secolo” è il tema dell’incontro che si svolge il 17 dicembre a Roma, al Salone Pietro da Cortona presso le Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini, e promosso da Lucia Bergonzoni, Sottosegretario alla Cultura.

Lucia Borgonzoni esercita le deleghe ministeriali per il cinema e l’audiovisivo, il diritto d’autore e le imprese culturali e creative. È delegata altresì per la promozione delle imprese giovanili nel settore della cultura.

Nei mesi scorsi Borgonzoni si è battuta per difendere il settore dell’audiovisivo dai possibili abusi dell’intelligenza artificiale, con i rischi connessi al diritto d’autore e alla professionalità, ad esempio, dei doppiatori. E già l’estate scorsa il Sottosegretario aveva espresso il suo “sconcerto” per la “censura consumata in campo digitale a danno di un talento di fama internazionale e delle opere che sono il risultato della sua creatività. Un episodio che è l’ennesima dimostrazione dei limiti di piattaforme che, incapaci di distinguere la pornografia dall’arte, finiscono per colpire i nostri artisti e il nostro patrimonio culturale”. Borgonzoni si riferiva in particolare ai nudi artistici, come quello dell’artista Jago, bloccati da piattaforme social come Meta (Facebook/Instagram).

“C’è anche il caso di una fotografa”, ci spiega Borgonzoni, “che non ha più trovato online le sue foto di donne incinte. Evidentemente per le piattaforme social la sacralità del pancione nudo di una donna incinta, più volte raffigurato anche nell’arte, è pornografia. Gli algoritmi non comprendono che un corpo nudo raffigurato da un dipinto o da una scultura è arte, senza implicazioni sessuali o pornografiche. E questo rischia di essere un danno enorme per un Paese dotato di uno straordinario patrimonio artistico come l’Italia”.

Questo accade, secondo Borgonzoni, perché i grandi colossi digitali demandano i controlli in subappalti a paesi dove il concetto di democrazia e di donna sono ben diversi dai nostri. Ci sono implicazioni che riguardano non solo l’arte, ma anche la religione. Un Gesù Bambino nudo nella mangiatoia o in braccio alla Madonna corre il rischio, sulle piattaforme social, di essere considerato pornografico.

“L'algoritmo un giorno”, spiega Borgonzoni, “potrebbe decidere non solo di censurare un'opera d’arte, è accaduto anche alle statue di Canova, perché l'algoritmo non riconosce l'arte ma il nudo e il non nudo. Noi rischiamo anche che questi algoritmi un giorno decidano che una religione o un gruppo etnico non vadano più bene, siano sconvenienti, parlino di cose sbagliate. Perciò l’algoritmo potrebbe decidere che siano da cancellare, inserendo dentro una piattaforma forme di denigrazione e di emarginazione”.

L’obiettivo del convegno e delle prossime iniziative del Sottosegretario è quello di aprire un ragionamento serio su questi temi, perché altrimenti “rischiamo che la nostra civiltà, per come la conosciamo noi, piano piano venga spazzata via in questa omologazione”. “Il pericolo”, conclude Borgonzoni, “è che siano gli algoritmi a decidere cosa è conveniente o sconveniente, che cosa piace o non piace alla popolazione che accede alle piattaforme. A un certo punto non esisterà neanche più il vero o il falso, ma solo quello che è vero per la maggior parte della gente”.