Basta il titolo, Romanzo Criminale, per evocare le immagini di uno dei maggiori successi sui nostri schermi. Sia al cinema con il fi…lm diretto da Michele Placido, sia in Tv con la serie …firmata da Stefano Sollima. Nonché l’omonimo romanzo ispiratore scritto da Giancarlo De Cataldo, che ha saputo attingere alla sua lunga esperienza di magistrato a Roma per tratteggiare le gesta criminali come pure i contorni sociali della cosiddetta banda della Magliana.
Ed è in questa veste di autore per il cinema (suo anche il bellissimo Noi credevamo di Mario Martone) e per la Tv (Crimini, Gli ultimi del Paradiso) che De Cataldo è stato chiamato a far parte della giuria della 73ª Mostra internazionale d’Arte cinematogra…fica.

De Cataldo, sorpreso dall’invito del direttore Alberto Barbera?

«Quando mi ha telefonato, lì per lì ho pensato a uno scherzo. Lo considero un onore assoluto».

Sei anni fa, lei visse al Lido le polemiche per Noi credevamo, film poi premiato dagli spettatori. Con che spirito starà ora in giuria?

«Conscio di quanta fatica ci sia dietro la realizzazione di qualsiasi fi…lm, giudicherò con il massimo rispetto per il lavoro degli altri. Dopo tanti anni di magistratura, sono però avvezzo ad ascoltare le parti per poi decidere senza farmi infl’uenzare».

Il suo sarà uno sguardo da spettatore o scatterà l’occhio dell’autore?

«Sono anni che scrivo per lo schermo. Sarà liberatorio lasciarmi andare».

Una volta si diceva che scrivere per lo schermo sia diverso che lavorare a un romanzo. È ancora così?

«Non è tanto lo scrittore a essere diverso, quanto il suo cervello. Siamo nella civiltà audiovisuale e l’arte della descrizione non ha più senso, meglio dedicarsi ai personaggi, al contenuto. Non sono invece cambiate certe dinamiche alla base delle relazioni umane: la passione, l’odio, l’amore, la famiglia, la religione, la corruzione, l’ossessione del successo. Cose in cui lo scrittore può scavare e risultare più forte dell’immagine».

Conosce il presidente della giuria Sam Mendes, regista di film impegnati come American Beauty, Era mio padre, Revolutionary Road ma anche degli ultimi due bellissimi 007, Skyfall e Spectre?

«So che è anche un gran regista teatrale, uomo di cultura. All’inizio, faticherò per trovare il coraggio di pronunciare qualche parola. Se non fosse per i miei sessant’anni, direi che mi sento come uno scolaretto».

Qual è stato, da ragazzo, il suo rapporto con il cinema?

«Nell’infanzia vissuta a Taranto, ho avuto due punti di riferimento. Il primo era un gesuita, padre Discepolo. L’altro era un mio insegnante di liceo, il professor Gala. La loro leva culturale, il loro modo di catturare l’attenzione, era il cineclub. A 16 anni sognavo seduto sulle poltroncine di legno e guardando i …film distribuiti dalla San Paolo: da Bresson a Bergman, da Antonioni a Fellini».

Così è scattata la molla?

«Decisi allora che nella vita avrei almeno fatto un fi…lm, scritto un libro e suonato il sassofono. Le prime due cose le ho conquistate, per la musica ho abdicato in favore di mio fi…glio Gabriele. Per metà, è questa la mia formazione culturale. L’altra metà è frutto di una famiglia innamorata dei libri: i miei genitori, entrambi insegnanti e mia nonna contadina, narratrice di …fiabe».

I festival cinematografici, spesso aspramente criticati come i premi letterari, hanno ancora una loro ragione d’esistere?

«Mi accade il contrario di quanto dice Groucho Marx nella famosa battuta: “Non m’iscriverei mai a un club che accettasse uno come me tra i suoi membri”. A me i premi non li danno, ma m’invitano volentieri a giudicare gli altri. È successo con il Premio Strega, poi nel talent-show di Rai 3 Masterpiece, ora alla Mostra di Venezia. Io vado perché ci credo. Venezia, in particolare, ha una grande tradizione culturale e in un mondo come questo, che cambia a grande velocità, c’è bisogno di qualche punto fermo. La Mostra ci ha fatto scoprire cinematografi…e e registi che, altrimenti, dif…ficilmente avremmo potuto conoscere».

La Mostra di Venezia è anche un evento molto mondano, fatto di glamour e star. Chi sogna d’incontrare tra i vip che saranno presenti?

«Mi porterò un vecchio vinile da casa e mi farò coraggio per chiedere in giuria l’autografo a Laurie Anderson, la mia cantante preferita».