L’isola greca di Patmos, nell’arcipelago del Dodecaneso, è un luogo di bellezza colta, intrisa di spiritualità per la presenza del monastero di San Giovanni il Teologo (Ágios Ioánis Theológos) e per la Grotta dell’Apocalisse, dove Giovanni ricevette le rivelazioni poi raccolte nell’ultimo libro del Nuovo Testamento. All’epoca dell’imperatore Domiziano Patmos era un luogo di pena. Si legge nell'incipit dell'Apocalisse, dei libri più affascinanti e misteriosi della Bibbia: «Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù», scrive l’autore di uno
Sito di pellegrinaggi religiosi, popolato di santuari, chiese, eremi e conventi, Patmos attira da anni un turismo elegante e discreto. L’isola dal 2022 ospita un Festival internazionale di musica da camera (con la direzione artistica del pianista Roberto Prosseda) che affianca, coinvolgendo musicisti di straordinario livello, un Festival di musica sacra giunto quest’anno alla 23a edizione. 
L’edizione 2025 del Festival si apre l'1 settembre con l’esibizione del coro MusicAeterna byzantina, che eseguirà inni bizantini di lode e ringraziamento, sotto il titolo Inno celeste - Dolce vino celeste.
Fondato dal carismatico direttore d'orchestra ellenico-russo Teodor Currentzis nel 2018, il coro ha lo scopo di riscoprire i tesori della cultura musicale bizantina, compreso l'antico canto sacro greco.Il coro è composto dai dodici migliori diplomati delle scuole di musica bizantina della Grecia. Oltre ad avere molti anni di esperienza nel canto bizantino, ognuno di loro ascolta questa musica fin dall'infanzia e ha compiuto un percorso graduale verso la perfezione.

Intervista al maestro del coro Antonios Koutroupis
Maestro del coro è Antonios Koutroupis, 45 anni, cipriota, ex allievo del dipartimento vocale del Conservatorio Statale Rimsky-Korsakov di San Pietroburgo e cantore onorario della cattedrale greco-ortodossa di San Giorgio a Venezia. 
Maestro Koutroupis, da dove nasce la sua passione per il canto?
«Devo ringraziare soprattutto mia madre, che è ancora una persona molto spirituale. È lei che mi ha spinto a seguire lezioni di musica bizantina dalla fragile età di 11 anni. Invece di giocare a calcio con gli altri bambini o andare in discoteca, ricordo che studiavo, compravo libri, ascoltavo cassette di musica bizantina e ho ottenuto il mio primo diploma all'età di 16 anni. Devo dire che è stata una decisione sincera, piacevole e consapevole da parte mia. Oltre a questo, frequentavo lezioni di pianoforte, solfeggio e teoria della musica europea e, naturalmente, essendo nato su un'isola, nuotavo quasi tutti i giorni».
Quanto è difficile studiare la musica bizantina?
«È una musica speciale, non ordinaria e non semplice. Ha le sue regole, le sue note, le sue melodie, un sistema musicale perfetto e completo risalente al VI secolo. La chiave per la perfezione è la dedizione e la pazienza».
Com’è stata la tua esperienza di studio a San Pietroburgo?
«Ho avuto la fortuna  di poter ammirare le preziose opere di artisti russi come Dostoevskij, Pushkin, Čajkovskij e altri, e di apprezzare la loro arte profonda. È stato allora che ho capito di appartenere a quel gruppo, o comunità di persone che cercano la verità assoluta nell'arte, e ho desiderato davvero entrare in quello spazio di bellezza. Essere uno studente lì è qualcosa di speciale, che ti rende un artista davvero completo». 
Che ricordi ha del periodo trascorso a Venezia?
«È stata una delle pagine più importanti della mia vita: Venezia e Cipro hanno legami secolari, da Otello e il suo castello a Famagosta (da dove provengono i miei genitori) a Ekaterina Cornaro, ad Asolo, Venezia e Cipro! Poiché San Pietroburgo è chiamata ‘la Venezia del Nord’, mi sono ritrovato a vivere e lavorare nella ‘Venezia del Sud’, rendendo la mia arte e la mia vita ancora più belle!.
Com’è la collaborazione con un musicista esigente e carismatico come Teodor Currentzis, direttore artistico del suo coro? 
«Con il maestro Currentzis abbiamo studiato insieme. Abbiamo un senso comune e una comprensione condivisa della musica, della disciplina e delle esperienze spirituali. Lavorare con lui è semplicemente una continua scoperta di profondità».
Si può dire che ogni vostra esibizione sia un’esperienza spirituale, sia per gli esecutori che per il pubblico?
«Sì, il coro non è un coro qualsiasi. Per me è molto importante l'atmosfera che il coro deve creare, affinché attraverso la musica ognuno di noi possa entrare in contatto spirituale con Nostro Padre e dialogare con Lui. L’ascolto richiede una  metamorfosi interiore ed esteriore. Non sono concerti dove si viene, si ascolta, si applaude e poi si torna alla vita di prima. Ogni volta che mi esibisco con il coro mi sottopongo a un giudizio molto severo. La mia volontà è quella di raggiungere la perfezione, senza sconti e senza riposo!».
 

il festival di musica sacra di patmos
Il programma del Festival di musica sacra di quest’anno includerà capolavori di musica da camera ispirati alla musica sacra, come il Quatuor pour la fin du temps di Olivier Messiaen, eseguito dal “Dream Team” composta da Steven Isserlis, Pierre Genisson, Irène Duval e Maya Oganyan, e Le ultime sette parole di Cristo di Franz Joseph Haydn, nella versione per quartetto d’archi affidata al Quartetto Adorno. Il soprano greco Eleni Lydia Stamellou, proporrà un recital dedicato alle Cantigas de Santa Maria assieme al liutista Michael Eberle e al violoncellista Antoine Billet.
Il Festival si concluderà il 7 settembre con il secondo dei due concerti dell’Armenian Chamber Choir, diretto da Robert Mlkenyan, che interpreterà la liturgia armena Patarag musicata dall’archimandrita Komitas (1869–1935).
«Come per ogni edizione anche quest’anno il Festival ospiterà sull’isola oltre settanta musicisti e tanti strumenti musicali, compreso un pianoforte a coda Fazioli che verrà trasportato da una parte all’altra, affrontando ripide salite e stretti passaggi per raggiungere i luoghi dei concerti » dichiara Massimo Fino, direttore esecutivo del Festival di Musica di Patmos, «pubblico e musicisti vivranno un’esperienza unica in cui ogni nota interroga, entusiasma, unisce».