Calvario, nei cinema dal 14 maggio, si apre con una citazione di sant’Agostino: «Non disperare: uno dei due ladroni fu salvato. Non ti illudere: uno dei due ladroni fu dannato». Segue la prima scena: un sacerdote (Brendan Gleeson) ascolta la voce di un uomo nel confessionale. L’uomo gli rivela di aver subito abusi da un prete quando era bambino. Il confessore lo invita a denunciarlo, ma l’uomo dice che sarebbe inutile perché il sacerdote è morto. In compenso, gli rivela che per placare il suo odio ha deciso di uccidere proprio lui, perché è «un buon prete». Quindi gli dà appuntamento alla domenica successiva, sulla spiaggia, dove compirà il suo delitto. L’inizio è sconvolgente e il resto del film non è da meno. Padre James, questo è il nome del confessore, ha una piccola parrocchia in un paese in riva al mare in Irlanda. Prima di prendere i voti è stato sposato, è rimasto vedovo e ha avuto una figlia che ora è una donna piena di fragilità.

Lo seguiamo nei giorni che lo separano dall’appuntamento fatale e che sono tappe di una vera e propria Via Crucis. Padre James, infatti, incontra i suoi parrocchiani. Ciascuno di essi potrebbe essere il potenziale assassino, dall’ambiguo speculatore al vecchio scrittore agnostico. Il prete ha una parola buona per tutti, ma è sempre più difficile non vacillare di fronte all’atmosfera carica di cinismo e di desolazione che si addensa su di lui. Solo la fede, oltre a una forte dose di ironia, lo aiuta a resistere fino alla resa dei conti. Costruito come un thriller, è un film durissimo che inchioda alla sedia dal primo all’ultimo minuto, sorretto dalle magistrali interpretazioni degli attori, da dialoghi fulminanti e dalla bravura del regista nell’usare in funzione simbolica l’aspra bellezza del paesaggio. Il senso dell’opera è racchiuso in un dialogo tra padre James e sua figlia. Lui: «Si parla troppo dei peccati e troppo poco delle virtù». Lei: «E qual è secondo te la virtù più importante?». Lui: «Il perdono ultimamente è molto sottovalutato».