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Sandro Giacobbe nel 2015
Si è spento nella sua abitazione di Cogorno all’età di 75 anni Sandro Giacobbe, una delle voci più amate della musica leggera italiana dagli anni Settanta in poi. Una carriera segnata da melodie entrate nel cuore di intere generazioni, grazie a quella capacità unica di raccontare i sentimenti con semplicità e profondità.
Nato a Genova nel 1949, Giacobbe aveva iniziato giovanissimo a frequentare il mondo della musica, muovendo i primi passi nei locali liguri. Il successo arriva negli anni Settanta, un periodo d’oro per i cantautori italiani. In quegli anni la sua voce calda e riconoscibile, unita alla predilezione per storie d’amore e di vita quotidiana, lo consacra tra gli interpreti più popolari della scena nazionale.
Brani come “Signora mia”, “Il giardino proibito”, “Io vorrei” e “Gli occhi di tua madre” diventano veri classici della musica italiana, spesso capaci di raccontare la fragilità, i sogni e le sfumature dei rapporti umani. Canzoni che – ancora oggi – continuano a essere trasmesse, cantate e ricordate con affetto.
Nel corso degli anni Giacobbe si era distinto anche per la sua presenza costante sui palchi italiani e internazionali, mantenendo sempre un rapporto diretto con il suo pubblico. Nonostante i cambiamenti del mercato discografico, aveva continuato a incidere nuovi brani, a partecipare a eventi e a sostenere iniziative benefiche, spesso condivise con la compagna Marina Peroni, anche lei cantante.


Il tratto più caratteristico della sua musica restava però la capacità di parlare a tutti: adolescenti, adulti, famiglie.
La sua cifra era l’immediatezza dei sentimenti, la delicatezza nel raccontare il quotidiano senza ricorrere a enfasi o artifici. Una poetica semplice, mai banale, che ha permesso a molte delle sue canzoni di attraversare i decenni senza perdere freschezza.
Negli ultimi anni Giacobbe ha affrontato con coraggio e trasparenza una dura prova: la malattia. Diagnosticatogli un tumore anni fa, ha dovuto confrontarsi con metastasi ossee che gli hanno imposto gravose limitazioni nella mobilità. E lui stesso, con grande umanità e sincerità, ne aveva parlato pubblicamente ospite a Domenica In da Mara Venier:
«I medici mi hanno prescritto di non stare più in piedi, di non forzare sul bacino e sul femore, perché c'è un rischio di rottura se dovessi stare in piedi», spiegò, annunciando di dover usare la carrozzina.
Scelse anche di togliere la parrucca in televisione rivelando anche la sua fragilità, la sensibilità che in quel periodo aumentava: «Mi emoziono per tutto, anche per un film…», ammise, mostrando come la sofferenza avesse amplificato il valore di ogni momento. E ancora: «Ogni giorno della mia vita è un giorno intenso, un giorno che passa vicino alle persone che amo», confida, abbracciando l’oggi con consapevolezza e gratitudine.
Con la sua scomparsa, il mondo della musica italiana perde una voce gentile, capace di radunare attorno a sé generazioni diverse. Resta però il patrimonio della sua musica: melodie che continueranno a risuonare fra ricordi, radio, serate estive e nelle case di chi è cresciuto ascoltandolo.




