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Il Nobel per la pace al quartetto per il dialogo nazionale seguito alla “rivoluzione dei gelsomini” in Tunisia, ridà valore ai giovani che nel 2011 diedero il via alle proteste di piazza, a Tunisi, Cairo, Bengasi, Sana'a, Manama, Daara e Damasco. Sono passati quasi cinque anni da quando, nella sponda sud del Mediterraneo, i dittatori producevano benessere per sé stessi e per le proprie cerchie, e alla popolazione non restava altra chance che farsi sentire.
Quelle proteste hanno portato a situazioni diverse, a seconda dei Paesi, ma per lo più le aspettative sono state deluse e il Mediterraneo oggi è sempre meno “ponte”, e più barriera, causa di morte e di illegalità. Ed è da qui che bisogna ripartire. Per questo, l'Istituto di Scienze sociali “Nicolò Rezzara” di Vicenza, da cinquant'anni impegnato nello studio dei problemi internazionali, ha ideato delle “Cattedre” per porsi in ascolto e dialogo con i Paesi del Mediterraneo (Cattedra di Agrigento-Palermo) e dei Balcani (Cattedra di Bari). «Solo dal confronto può venire la pace, e le giovani generazioni devono essere protagoniste», ha detto monsignor Giuseppe Dal Ferro, direttore del Rezzara, ente promotore del secondo Colloquio del Mediterraneo, intitolato “Religioni, pluralismo, democrazia: le attese dei giovani del Mediterraneo”, che si terrà, giovedì 15 e venerdì 16 ottobre, nella sala delle Capriate di Palazzo Steri (piazza Marina 61 - Palermo), in collaborazione con la locale Università degli Studi. «Il nostro Ateneo ha accolto con favore quest'iniziativa - afferma il rettore Roberto Lagalla -, nella consapevolezza che potrà contribuire ad un'ulteriore riflessione sul dialogo tra le religioni e favorire il pluralismo culturale nelle prospettive delle future generazioni».
Si inizia giovedì 15, alle 16, proprio i saluti del rettore Lagalla, e delle Autorità civili e religiose. Introdurrà i lavori monsignor Giuseppe Dal Ferro, direttore del Rezzara. La prolusione, dal titolo “Religione ostacolo o contributo alla convivenza democratica?”, sarà a cura di Msgr. Maroun Lahham, vescovo di Amman, ausiliare del Patriarca latino, e di Amer Al Hafi, Academic Advisor dell'Istituto giordano per il dialogo interreligioso (Royal Institute for Inter-Faith Studies).
Seguiranno gli interventi di: Emile Katti, medico-chirurgo, direttore dell'ospedale Al-Rajaa di Aleppo (Siria); Abdo Badwi, dell'Università maronita Saint Esprit di Beirut USEK (Libano); l'imam algerino Kamel Layachi, responsabile del Dipartimento dialogo interreligioso e formazione del C.R.I.I. (Consiglio relazioni islamiche italiane); Omar Attia El Tabakh, vice-presidente e portavoce del “Comitato Nazionale Libertà e Democrazia per l'Egitto”, rappresentante per l'Italia di International Coalition for Egyptian Abroad (ICEGA); Imen Ben Mohamed, deputata al Parlamento tunisino. Quest'ultima ha commentato positivamente il Nobel al quartetto. «Si tratta del riconoscimento del percorso di dialogo fatto dalla Tunisia, al quale hanno contribuito tutti i partiti politici e la società civile, un premio al coraggio del popolo tunisino che ha insistito per l'unità nazionale dopo ogni colpo terroristico, ha insistito per continuare questo processo di democratizzazione. Il Nobel fa dalla Tunisia un “modello”, in una regione che sta vivendo crisi e guerre, un modello di speranza nel nostro Mediterraneo. Un modello al quale anche gli altri Paesi possono guardare».
Il secondo giorno di convegno sarà più “didattico”, perché coinvolgerà i giovani (appartenenti a varie associazioni, religiose e non) che, attraverso gruppi di studio, hanno lavorato tutto l'anno, per poter aggiungere contributi significativi alla discussione.
Alle 9, sempre a Palazzo Steri, ci sarà la lezione introduttiva di Francesco Viola, dell'Università palermitana, su “Spazio pubblico delle religioni in una democrazia”. I ragazzi, poi, saranno suddivisi in tre gruppi, ciascuno dei quali dovrà approfondire un tema, introdotto da due voci guida. Il primo panel, “Religioni, speranze e valori per i giovani”, sarà condotto dal vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, e dalla giornalista italo-siriana Asmae Dachan; il secondo sarà dedicato a “Laicità e pluralismo culturale nelle prospettive giovanili per la convivenza”, condotto da Isabel Trujillo, dell'Università di Palermo, e dal ricercatore italo-bosniaco, Semso Osmanovic. Infine, “Democrazia: quale futuro? sarà appannaggio di Antonio La Spina della Luiss “Guido Carli” di Roma, e di Imen Ben Mohamed, deputato al Parlamento tunisino. L'ultima ora (12.30-13.30), i gruppi si ritroveranno insieme per confrontarsi e dibattere.
«Il primo Colloquio della Cattedra siciliana si svolse nell'ottobre 2013, nell'Università di Palermo (tema: “La cultura del Mediterraneo dopo il Trattato di Barcellona”) - spiega monsignor Dal Ferro -. Prendemmo l'ispirazione dall'iniziativa di cinquant'anni prima di Giorgio La Pira, a Firenze. Naturalmente, il contesto era diverso. Mentre allora si assumeva la prospettiva della pace mondiale, il nostro input fu il documento di Barcellona, firmato nel 1995 dagli Stati rivieraschi, che sanciva l'impegno di fare del Mediterraneo uno spazio comune di pace, stabilità, prosperità e libero scambio, attraverso il rafforzamento del dialogo politico e sulla sicurezza, la cooperazione economica e finanziaria, e quella sociale e culturale. Nel 2011, poi, ci furono le primavere arabe, che evidenziarono le speranze dei giovani. Decidemmo, perciò, di lavorare sull'idea di un Mediterraneo “ponte” di pace e di dialogo fra i continenti. Cominciammo, così, ad intrecciare rapporti con alcune élites culturali di Paesi diversi, mediterranei ed europei, allo scopo di elaborare un pensiero socio-politico comune, orientato a finalità di convivenza pacifica e di collaborazione. Purtroppo, negli ultimi due anni la situazione è precipitata. Attorno al cosiddetto Mare Nostrum, risuonano venti di guerra e massacri inauditi. Ciò chiede di rafforzare il progetto, riflettendo su uno dei temi problematici, ovvero il ruolo della politica e delle religioni, con un occhio di riguardo al Medio Oriente, per secoli caratterizzato dalla convivenza pluralistica, e oggi totalmente destabilizzato da conflitti di cui non si vede la fine. Per questo, attorno al tavolo, il 15 ottobre, siederanno esponenti di alcuni dei Paesi in questo momento maggiormente afflitti da atroci conflittualità».
Il progetto “Colloqui del Mediterraneo”, promosso dall’Istituto Rezzara di Vicenza congiuntamente all’Associazione culturale laici nella Chiesa e cristiani nella società, ha il supporto di: Università degli Studi di Palermo, mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, Centro P. Arrupe, Istituto internazionale Toniolo dell'ACI, Centro italiano femminile (Cif), Croce Rossa sicula, Caritas di Agrigento, il patrocinio del Consorzio internazionale universitario IUIES, fondato nel 2000 tra nove università italiane e università dei Paesi dell'Est europeo.



