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Anche negli anni '70, quando con la sua band "Le orme" era un alfiere del rock progressivo in Italia, Tony Pagliuca nei testi delle canzoni del gruppo si interrogava sulla fede, come dimostra la bellissima "Sguardo verso il cielo". Logico quindi che quando gli hanno proposto di far parte del progetto "Wake up!" abbia accettato con entusiasmo: "Come facevo a dir di no a un'occasione simile? Anche se far da contraltare alla voce del Papa con la propria musica è un'impresa che farebbe tremare chiunque. E poi io non mi ero mai cimentato direttamente con gli inni della tradizione cristiana".
E invece poi com'è andata?
"Le musiche da rielaborare e le parole del Papa sono state una fonte di ispirazione potentissima e quindi tutto è stato molto semplice, anche grazie al direttore artistico don Giulio Neroni che ha lasciato a noi musicisti coinvolti nel progetto massima libertà. Per esempio nell'inno "Ubi carita et amor, Deus ibi est" ho subito pensato ai migranti e pensato di dare alla musica una veste etnica, mentre in "Christe Redemptor Omnium" ho inserito dei rimandi al "Bolero" di Ravel. In altri brani, ci sono invece degli echi del rock progressivo che ho suonato per tanto tempo. Ne sono molto orgoglioso anche perché per la realizzazione ho coinvolto i miei figli".
Questo disco per lei è come un cerchio che si chiude?
"In un certo senso sì. Da giovane ero più scapestrato, ma ho sempre utilizzato le parole e la musica come degli strumenti per interrogarmi sul senso della vita. Nel 1999, sempre grazie a don Giulio Neroni, ho poi avuto la possibilità di incidere "La notte della stella", una Messa di Natale per cori e orchestra. E ora c'è questo album che per me rappresenta la cosa più bella che abbia mai fatto".




