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Cara Prof, ho sentito una notizia che mi ha lasciato di stucco: sembra che una classe abbia invitato alla cena di fine anno ChatGPT. Sarà uno scherzo, ma è significativo dei tempi che vivono i nostri ragazzi.
ANGELA
La notizia è vera: si riferisce a un video su TikTok in cui una ragazza, durante la serata, posiziona su una sedia del locale un cartonato con il simbolo di ChatGPT.
La descrizione? “Colui che c’è sempre stato per tutti noi”.
È senza dubbio uno scherzo divertente: l’amico immaginario d’infanzia è tornato, ma ora è un amico di tutti, senza gelosie né riserve. Che cosa c’è di meglio?
Tuttavia, ci pone davanti a riflessioni importanti. Il cartonato che celebra l’I.A. come compagna di studio, banco, vita, può anche inquietare. Sembra dirci che le relazioni di aiuto, sostegno e amicizia stiano trovando nuove vie: quelle delle reti informatiche.
È fondamentale rendere i ragazzi consapevoli che, per quanto la tecnologia sia utile, deve essere conosciuta e gestita con prudenza.
Uno studio recente del MIT evidenzia che l’uso frequente di chatbot può generare debito cognitivo, ovvero una riduzione delle capacità di apprendimento autonomo e di pensiero indipendente.
Altri effetti: calo della capacità critica, della creatività, rischio di manipolazione e possibile diminuzione delle abilità di apprendimento.
Dal punto di vista sociologico, l’AI antropomorfizzata e seduta su una sedia sembra dire: “Sono uno di voi.” È il segno di un cambiamento culturale in cui le tecnologie sono vere e proprie presenze sociali.
La frase – “Colui che c’è sempre stato per tutti noi” – lascia trasparire una lieve malinconia. Di una generazione che spesso trova nella tecnologia ciò che manca nelle relazioni: continuità, disponibilità, ascolto.



