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Gentile dottore, una delle eterne discussioni con mio marito è rispetto ai giochi da far fare o non far fare a nostro figlio Luca, 7 anni appena compiuti.
Da mesi mi chiede, perché la vede dai compagni di scuola, una “pistola” finta – è chiaro – tira proiettili. Una di quelle coi dardi di gomma.
Ora, io posso anche non apprezzare il genere, ma da lì a mettere un veto totale in nome di un sano pacifismo che, per carità, nessuno discute... Voglio dire: da che mondo e mondo i bambini maschi – e non solo – giocano ai soldatini.
Non credo siano diventati tutti degli adulti violenti e guerrafondai. Anzi, se devo dirla tutta, trovo che le imposizioni creino molta più rabbia e violenza di un giocattolo.
Così… ho suggerito alla zia (mia sorella) di regalargliela lei! Ho fatto bene?
CATERINA
Gentile Caterina, giocare alla guerra con i soldatini è molto diverso che giocare impugnando una pistola.
Non che le differenze siano enormi tra le due tipologie di gioco: sempre di gioco che attacca e uccide si tratta. Ma se nel caso del soldatino il bambino inscena una situazione bellica e la fa agire al suo soldatino, nel secondo caso il bambino stesso tiene in mano un’arma e la usa per sparare contro un bersaglio mobile.
Non amo che ai bambini vengano regalate armi, di nessun tipo. Non mi sento di dire che c’è un’evidenza scientifica che conferma questa mia posizione. Ogni genitore, quindi, può seguire la sua sensibilità e muoversi di conseguenza.
Non posso esimermi dal dire, però, che nel terzo millennio in cui i nostri figli crescono immersi in un mondo che continuamente li stimola con immagini di violenza reale (guerre narrate dai media) e virtuale (videogiochi “sparatutto” cui molti giovanissimi dedicano una fetta consistente del loro tempo) mi sembra più opportuno mettere nelle loro mani giochi e giocattoli che forniscono l’esperienza (anche solo immaginaria) del costruire, anziché del distruggere.
Mattoncini Lego, palloni, strumenti musicali, giochi in scatola, pupazzi, kit per laboratori artistici: sono talmente tante le possibilità sul mercato che le armi mi sembrano davvero l’ultima delle scelte che un adulto dovrebbe perseguire.
Forse l’unica eccezione che trovo a questo racconto è il gioco con armi che sparano acqua molto utilizzate durante l’estate.
Perché dico questo? Perché la natura stessa del gioco è totalmente centrata sul concetto di “bagnare” e non di “uccidere” l’avversario.
Ovvero, si tiene in mano qualcosa che spara acqua e che funziona come l’estintore dei pompieri. Ha la forma di un’arma, ma se tu la punti contro qualcuno, la reazione che ottieni è di scherzo e di risata, non di spavento, perché chi la impugna lo fa per bagnarti e non per colpirti.



